Fuochi selvaggi, mani a rischio |Perrotta: “Bollettino di guerra”

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31 Dicembre 2012, 18:00

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Rosario Perrotta in sala operatoria

CATANIA – Saltano due mani ogni Capodanno, e almeno dieci catanesi perdono le dita o parti di esse. Statistica da brivido quella stilata a Catania dal maggior esperto del settore: per il prof. Rosario Perrotta, direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica dell’ospedale Cannizzaro, ogni anno in corsia “è un bollettino di guerra”.

I botti di fine anno fanno vittime soprattutto tra i giovani: “La fascia di età è tra i 20 ed i 25 anni. Casi del genere – spiega Perrotta – sono una ventina concentrati in pochi giorni: l’amputazione della mano succede in un paio di occasioni, ed una decina di traumi sono di media entità. I giorni rossi in calendario sono dal 30 dicembre fino al 3 gennaio, con un picco maggiore il 31 e l’1, fino all’Epifania”.

L’anno scorso le vittime della notte di San Silvestro a Catania sono state quattro. Il paziente più grave è stato un paraplegico di 60 anni, di Mascalucia ed originario di Bronte: la sua mano sinistra è stata dilaniata dall’esplosione di un petardo perchè ha perso il primo ed il secondo dito, il terzo dito è stato lesionato gravemente così come le ossa del capo, tendini e legamenti. Ad un ragazzo catanese di 17 anni sono stati amputati anulare e mignolo, ed a un uomo di 65 anni la terza falange e l’indice della mano sinistra. Un giovane di Acireale è stato colpito al labbro e un bimbo di tre anni è finito al Centro Ustioni.

Rosario Perrotta

I danni gli occhi ed ai timpani non sono più frequenti di quelli alle mani: “il trauma da scoppio – continua Perrotta, che dirige la scuola di specializzazione in Chirurgia Plastica, Ricostruttuva ed Estetica dell’Università di Catania – è un trauma particolarmente devastante per i tessuti molli ed i tessuti scheletrici. Tendini, nervi, arterie e legamenti vengono devastati sia per lacerazione che per un’azione compressiva. L’esplosione determina lo schiacciamento dei tessuti: mani a brandelli, con segmenti amputati, parti di segmenti digitali mancanti perchè distrutti dal trauma. Si tratta di eventi che lasciano un segno a vita: in una frazione di secondo si definisce la partecipazione di tutte le dita, quelle sane e quelle che non lo sono, nell’economia funzionale di quella mano. Il nostro obiettivo è la bonifica dei tessuti non vitali ed il ripristino, quando possibile, della pinza digitale”.

Questo della “pinza digitale” è uno dei particolari più raccapriccianti perchè fa comprendere quanto sia devastante il danno alle mani: “Cerchiamo di ottenere – sottolinea Perrotta – innanzi tutto la conservazione della maggiore quantità possibile di tessuto, e nello stesso tempo ripristinare la funzione dell’arto: una mano priva del pollice è inutile, mentre una mano con due dita di cui uno è il pollice riesce ad essere utilizzata perchè per lo meno è rimasta la funzione di pinza”.

<p>Il manifesto del Comune di San Giorgio a Cremano, nel napoletano</p>

In sala operatoria il lavoro è massacrante: “Questi traumi sono tanto devastanti quanto impegnativi per l’equipe chirurgica: a volte c’è bisogno di interventi lunghi e laboriosi, perchè magari c’è bisogno di vascolarizzare una mano traumatizzata, e bisogna lavorare con il microscopio. Molti di questi traumi sono operati con tecnica microchirurgica proprio perchè vengono lesionate le arterie della mano”. Nonostante il numero così alto di interventi, l’equipe rimane la stessa: “Abbiamo un apparato organizzativo sempre in moto. Forniamo assistenza 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno. Per Capodanno abbiamo un’attenzione maggiore, siamo più presenti e più reperibili. Qualche anno fa sono arrivati contemporaneamente 12 traumi: sono eventi eccezionali ma noi dobbiamo essere pronti”. L’Unità Operativa, infatti, è l’unico centro da Napoli in giù ad essere certificato dalla Società Italiana di Chirirgia della Mano come centro “Cumi” (Coordinamento urgenze mano Italia). Al Cannizzaro arrivano pazienti dalla Sicilia Orientale e dalla Calabria. L’anno scorso i casi sono stati 240: nel 30% delle volte l’intervento è stato di ricostruzione e di reimpianto di arti e segmenti digitali.

<p>Il manifesto dell'evento Facebook "Campagna contro i botti di Capodanno"</p>

La “mattanza pirotecnica” è causata soprattutto da due fattori: “O il petardo è difettoso, oppure è stato raccolto inesploso e non si fa in tempo a buttarlo perchè esplode in mano appena si accende. E’ il caso più frequente e noi lo chiamiamo “trauma del giorno dopo“: sono causati dai petardi che si raccolgono per strada la mattina, dopo la notte di Capodanno. Col buio non si vedono, ma la mattina seguente c’è sempre qualcuno che li raccoglie e cerca di riaccenderli. La miccia è più corta, specie se sono illegali. Ecco perchè è importante la prevenzione, legata all’azione delle Forze dell’Ordine”.

Sul web sono molte le campagne choc contro i botti: le più popolari sono quelle dei comuni di San Giorgio a Cremano (“Non farti prendere la mano”) e Bacoli (“Prima di rischiare con un fuoco illegale, conta fino a dieci”), entrambi nel napoletano, ed il Comune di Napoli ha realizzato perfino otto spot che si trovano sul proprio canale Youtube (“Dico no ai botti pericolosi a Capodanno“) scomodando perfino struffoli, susamielli, vongole e baccalà.

Anche a Catania non manca la mobilitazione: su Facebook è nato il gruppo “Botti e Petardi?? No Grazie!” che conta oltre 2mila membri ed è stato promosso dal presidente della 7′ Municipalità Giovanni Fodale e dall’assessore comunale Santi Cascone: “E’ noto a tutti come i botti e i petardi – spiega Cascone a LiveSicilia Catania – siano pericolosi agli uomini e soprattutto ai bambini, dannosi per l’ambiente, fonte di terrore e causa di morte per gli animali domestici e per quelli selvatici. Dire NO ai botti di capodanno e’ una questione di civiltà, di rispetto del prossimo e delle regole, di salvaguardia dei nostri amici animali. L’azione intrapresa su fb “Botti e petardi? No Grazie” ha lo scopo di richiamare l’attenzione su questi temi ed a sviluppare una sensibilità comune”.

Dai Vigili del Fuoco arrivano i consigli per evitare incendi accidentali legati ai botti: “Ogni anno – spiega a Live Sicilia Catania il sostituto direttore antincendi capo esperto Luigi De Luca – operiamo soprattutto su incendi di auto e di lavanderie: spesso i petardi vengono lanciati verso i balconi vicini dove si trovano lavanderie e ballatoi pieni di oggetti che si infiammano facilmente, a volte ci sono anche le bombole di gas. Invitiamo, quindi, a porre un’attenzione particolare ad usare in modo sicuro i botti legali. Stesso discorso per le auto posteggiate nei cortili e sotto i balconi: i petardi ancora accesi possono innescare esplosioni. Se si trovano petardi per strada non accenderli e segnalarli alle Forze dell’Ordine”.

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31 Dicembre 2012, 18:00

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