15 Giugno 2017, 12:41
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CATANIA – Giro di vite sui braccialetti elettronici. Succede spesso che, quando non si hanno le “carte in regola”, non si riesca ad ottenere i vantaggi che la legge concede, anzi, molte volte capita che ci si trovi nei guai proprio a causa dei benefici eventualmente richiesti. È accaduto così che, grazie agli accertamenti preventivi che il personale della Divisione di Polizia Anticrimine della Questura di Catania ha operato presso le abitazioni di detenuti che erano in procinto di ottenere il beneficio degli arresti domiciliari, sono stati scoperti due casi eclatanti, tra i tanti rilevati, di furto di energia elettrica.
Il fatto è che, insieme alla misura cautelare che avrebbe portato fuori dal carcere i detenuti, era prevista l’applicazione del “braccialetto elettronico”, il dispositivo che – grazie al collegamento con una Centrale a propria volta connessa con le Sale operative delle FF.O. – manda un segnale di allarme in caso di allontanamento del detenuto dalla propria abitazione. Quindi, per ottenere gli arresti domiciliari, oltre all’effettiva sussistenza del domicilio, dev’essere anche accertata la presenza dell’utenza elettrica per alimentare il braccialetto. E un’utenza elettrica se l’era procurata abusivamente il genitore del detenuto che era destinato agli arresti domiciliari nel quartiere San Cristoforo; per di più, il furto di energia elettrica perdurava da oltre 12 anni. Caso ancor più grave quello accertato dal personale del Commissariato Librino che, in ausilio ai colleghi della Divisione Anticrimine, nel corso di un accertamento preventivo finalizzato all’applicazione del “braccialetto” ha constatato il furto di corrente elettrica da parte di quasi tutti gli abitanti di un intero stabile. Ovviamente, in entrambi i casi, per i detenuti è stato espresso parere negativo alla concessione dei “domiciliari” e tutti i responsabili dei furti d’energia elettrica sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria.
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15 Giugno 2017, 12:41