Braccio di ferro su Punta Raisi |Lo scontro finisce davanti al Tar

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24 Gennaio 2017, 05:53

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PALERMO – Si va al muro contro muro, davanti al giudice. La querelle sull’aeroporto di Punta Raisi che vede contrapposti l’Enac e la Gesap finisce davanti al tribunale amministrativo. È stata la Gesap, società di gestione dello scalo palermitano, di proprietà di Comune, Città metropolitana e Camera di commercio, a ricorrere al Tar contro la lettera del direttore dell’Enac che metteva in mora la società avviando un percorso che può portare alla revoca della concessione.

Il punto del contendere sta negli investimenti che Gesap si è impegnata ad attuare e per i quali la società deve trovare i fondi necessari. In ballo ci sono una quarantina di milioni, per i quali Gesap vorrebbe aprire un mutuo e avrebbe trattative in corso. I fondi dovrebbero servire tra l’altro per lavori alle piste e per l’adeguamento antisismico e l’ampliamento dell’aerostazione. Dopo la prima lettera dell’Enac, la società aveva ottenuto una proroga dall’ente fino alla fine di gennaio. Ma ora all’Enac è stato notificato un ricorso al Tar contro la lettera del direttore generale Alessio Quaranta.

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“Rappresenterò la situazione al ministro delle Infrastrutture”, si limita a commentare Vito Riggio, presidente dell’Enac. I vertici dell’ente di vigilanza si riuniranno tra la fine d gennaio e i primi di febbraio con all’ordine del giorno la situazione dello scalo palermitano. Senza riscontri concreti sull’effettiva disponibilità dei soldi richiesti per gli investimenti da parte di Gesap (i lavori sono in calendario per ottobre di quest’anno e per il 2018), l’Enac sarebbe intenzionato a tirare dritto proponendo la cessazione della concessione dello scalo ai due ministeri che devono decidere, i Trasporti e l’Economia. In caso di cessazione della concessione, la Gesap continuerebbe a gestire lo scalo fino alla gara europea che dovrebbe assegnare l’aeroporto a un nuovo gestore.

I soci di Gesap hanno attaccato duramente nei giorni scorsi Enac per la sua iniziativa, parlando di “anomalia, frettolosità e illegittimità del comportamento della stessa”. La società dal canto suo aveva scritto a Enac chiedendo l’immediata sospensione della revoca. Non avendo ottenuto esito la diffida, la società presieduta da Fabio Giambrone ha optato per il ricorso al Tar, assistita dall’avvocato Massimiliano Mangano.

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24 Gennaio 2017, 05:53

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