La “cassaforte” del mistero | Il tesoro dei boss di Brancaccio

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02 Agosto 2017, 05:50

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PALERMO – Dove sono finiti i soldi del clan mafioso di Brancaccio? La caccia è aperta. Si va dalla “cassaforte” di cui parlava Giuseppe Lo Porto ai 40 milioni di euro che movimentavano le imprese di Francesco Paolo Clemente. Di denaro ne circolava parecchio nel mandamento retto negli ultimi anni, secondo l’accusa, da Pietro Tagliavia.

Lo Porto, che del reggente sarebbe stato l’insospettabile factotum, parlando con una donna le diceva di avere prelevato soldi che non erano suoi. Si era tolto un “pensiero di dentro” e avrebbe depositato i soldi in “cassaforte”. Una bella somma: 27 mila euro, che si aggiungevano ai 58.000 versati alle Poste.

Quando Tagliavia chiamava Lo Porto rispondeva signorsì. Non gli faceva mancare nulla. Dalle schede telefoniche ai contanti. Della cassaforte al momento non c’è traccia, anche se Lo Porto raccontava di averla fatta installare nella sua abitazione. Di quale casa parlava?

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Nel frattempo, a due settimane dal blitz della Polizia tributaria della finanza e della Squadra mobile, gli investigatori proseguono lo screening delle 42 imprese sequestrate al “Gruppo Clemente”. Un reticolo di società impegnate nel settore degli imballaggi, e non solo. Spuntavano come funghi. Giusto il tempo di movimentare fiumi di denaro grazie all’impiego di fatture false e poi venivano dichiarate inattive. Hanno generato altre società, conti correnti o quant’altro necessario per movimentare soldi?

Gli investigatori, coordinati dai pubblici ministeri Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli, hanno più di un sospetto che da qualche parte ci siano ancora delle provviste di denaro nascoste. Centinaia di migliaia, forse milioni di euro a disposizione del potente mandamento mafioso.

 

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02 Agosto 2017, 05:50

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