Brioscià, da Palermo alla Spagna la mafia e gli affari del gelato

Da Mondello alla Spagna: Cosa Nostra, le due società e gli affari del gelato

Le indagini sul passaggio dal marchio Brioscià a Sharbat

PALERMO – Soci in affari. Il passaggio dalla Magi srl, titolare del marchio Brioscià, alla Mm4480 srls con l’insegna Sharbat sarebbe stato gestito dall’imprenditore Mario Mancuso e dal boss Michele Micalizzi.

All’inizio era solo un sospetto raccolto grazie alle intercettazioni dei finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria.

I soldi di Mancuso

Nel 2019 Girolamo Genova, fratello del boss di Resuttana, Salvo, avrebbe ricevuto quattromila euro con cadenza mensile da Mancuso. Movimenti di denaro la cui casuale resta ancora misteriosa.

Di sicuro c’erano state scintille quando Mancuso decise di aprire una gelateria in una struttura mobile a Mondello.

Ne aveva parlato con il figlio di Michele Micalizzi, Giuseppe, che tra l’altro era ufficialmente un suo dipendente.

“Mi hai chiesto l’autorizzazione per aprire a Mondello?”, gli avrebbe detto Girolamo Genova. Mancuso gli aveva risposto per le rime: “Io ho il passaporto per andare sulla luna”.

L’ipotesi di un rapporto consolidato

Frase che ha fatto ipotizzare alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo l’esistenza di un rapporto consolidato che andrebbe ben oltre la conoscenza per il fatto di essere originari dello stesso quartiere. Così Mancuso ha provato a spiegare i suoi rapporti con il mafioso rispondendo alle domande dei pubblici ministeri nel corso dell’interrogatorio di garanzia dopo l’arresto dell’agosto scorso.

Sempre nel 2019 Micalizzi discuteva con l’architetto Domenico Spina, oggi in pensione, allora dipendente comunale del “Settore delle partecipate, gestione contratti Rap”.

Gli chiedeva “delucidazioni in merito alle autorizzazioni necessarie per l’apertura di una nuova gelateria a Mondello, tenendo conto del diniego della sovrintendenza”.

In viale Regina Elena in effetti aveva aperto una delle gelaterie col marchio Sharbat. Era per altro abusiva e fu sequestrata nell’estate scorsa. Stamani è finito sotto sequestro il punto vendita di via Terrasanta che prosegue l’attività in amministrazione giudiziaria. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto Federica La Chioma..

La bancarotta di Brioscià

Micalizzi ha trascorso due decenni in carcere. Nel luglio 2023 il nuovo arresto. Lo scorso agosto la seconda ordinanza di custodia cautelare per la bancarotta fraudolenta di Brioscià.

Un’impiegata lo informava su ogni cosa. “Ora parlo con lo zio”, diceva la donna. Oppure parlava con la moglie Margherita Riccobono (figlia di don Saro Riccobono, uno dei padrini perdenti della vecchia mafia spazzata via dai corleonesi). Mentre parlavano i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria registravano.

Quando tornò libero Michele Micalizzi faticò a capire come venivano gestiti i permessi per aprire le nuove attività commerciali. Ai suoi tempi le cose andavano diversamente: “Non si possono fare due pesi e due misure, se si vuole fare un ragionamento lineare, loro mi spiegano perché ci sono quattro bar, voglio sapere da loro qual è stato il primo che ha aperto? Il secondo perché ha aperto, il terzo perché ha aperto?”.

Troppi bar e gelaterie in un raggio di pochi metri che però non avrebbero dovuto rappresentare un ostacolo per i suoi investimenti.

Micalizzi e Mancuso avrebbero fondato la Mm4480 intestata al cugino di Mancuso, Giovanni Maggio, scelto “perché pulito” dopo che era finita la relazione fra l’imprenditore e la moglie.

Avevano altri progetti in cantiere. Parlavano di aprire gelaterie in via Maqueda ma anche a Roma e in Spagna. Gli arresti hanno fermato gli affari.


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