03 Luglio 2013, 16:27
2 min di lettura
PARTINICO (PALERMO) – Tornano gli incendi dolosi a Partinico, nel Palermitano. Stavolta, a finire nel mirino, è stata l’auto di un 45enne. O meglio, da lui utilizzata. Sì, perché i carabinieri sono immediatamente risaliti all’intestatario, Leonardo Vitale, il figlio 27enne dello storico boss Vito, recluso al 41 bis nel carcere di Viterbo. A finire tra le fiamme è stata una Golf Volkswagen che era parcheggiata in via Bagliesi. L’incendio, che sarebbe di origine dolosa, ha danneggiato gravemente l’automobile.
Un fenomeno sempre più diffuso a Partinico, uno dei territori “più caldi” della Sicilia occidentale, da sempre protagonista di una faida infinita. Una storia che si è snodata tra sparatorie, intimidazioni, omicidi. E incendi devastanti. Come quelli che si sono verificati all’inizio dell’anno, di chiara matrice dolosa. A gennaio era finita nel mirino una ditta di Borgetto, la “Geosystem” di Domenico D’Arrigo, figlio di Leonardo, in passato finito sotto inchiesta perché considerato vicino alla cosca della zona. Il rogo ai loro danni distrusse i mezzi aziendali: fu appiccato dopo un contatto con “Libero Futuro”, con la quale gli imprenditori volevano intraprendere un percorso di legalità. Fu proprio Enrico Colajanni, che guida l’associazione, a ribadire l’estrema importanza di denunciare in un territorio come quello tra Borgetto e Partinico, dove il silenzio ha negli anni minato sempre più la zona che ha visto contrapporsi le famiglie Giambrone e Corrao.
A complicare la situazione il ritorno in scena di Giuseppe Giambrone. L’ex mafioso implicato in vari omicidi di mafia è tornato in libertà lo scorso settembre per scadenza dei termini di custodia cautelare: il suo arresto aveva contribuito a smascherare i principali protagonisti della faida mafiosa interna, nel corso dell’operazione “Chartago”: erano due le fazioni che si erano create dopo che l’operazione del 2005, “Terra Bruciata” che aveva portato all’arresto di Vito e Leonardo Vitale, che fino a quel momento avevano avuto la leadership sul mandamento. E così, da una parte c’era proprio quella dei Corrao, che godevano anche dell’appoggio del boss Domenico Raccuglia, allora ancora latitante, dall’altra quella di Antonino Giambrone, sostenuta dal capomandamento di Partinico Francesco Nania, che si trovava negli Stati Uniti. E, se i protagonisti di una lunga stagione di mafia sono nuovamente in circolazione, nella zona si teme una nuova scia di sangue.
Ma non solo. Il business della cosca locale si basa anche su infiltrazioni negli appalti e racket delle estorsioni. E c’è proprio l’ombra della richieste del pizzo dietro a quello che avrebbe tutti i connotati di un attentato: l’incendio che si è verificato in una rivendita di autocarri che si trova sulla strada statale 113, nei pressi di Partinico. Quattro i mezzi pesanti che sono stati dati alle fiamme nell’area esterna del locale.
Pubblicato il
03 Luglio 2013, 16:27