Processo Mori, Brusca e Ciancimino|chiamati nuovamente a testimoniare

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15 Marzo 2011, 11:40

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Il pm Nino Di Matteo ha chiesto di sentire nuovamente Giovanni Brusca e Massimo Ciancimino nel processo ai carabinieri Mario Mori e Mauro Obinu, per favoreggiamento aggravato dall’avere agevolato la mafia, che si svolge davanti alla quarta sezione del Tribunale di Palermo. Il pm ha chiesto inoltre l’audizione del pentito Angelo Siino.

“Chiediamo di risentire Massimo Ciancimino – ha detto Di Matteo, che ha depositato 1.800 pagine di verbali e documenti – su circostanze emerse solo ultimamente e cioè sulla genesi della nomina dell’avvocato Nicolò Amato come legale di Vito Ciancimino, che sarebbe stato frutto di un suggerimento dei carabinieri che in quel periodo incontravano l’ex sindaco di Palermo”.

Il figlio dell’ex sindaco palermitano dovrebbe inoltre riferire sul contenuto di alcuni dattiloscritti di Vito Ciancimino, con annotazioni a mano, nel periodo dei contatti con Mori e De Donno, che conterrebbero “riferimenti espliciti sulle rassicurazioni offerte anche da Mori sull’esito della ‘trattativa’ tra mafia e Stato nel periodo delle stragi”.

Angelo Siino ha invece parlato con i pm dei colloqui investigativi tra il 1993 e il 1994 con Mori e il colonnello dei carabinieri Giuseppe De Donno sulle ricerche dei latitanti Giovanni Brusca e Bernardo Provenzano. “Siino dice – ha spiegato Di Matteo – che le indicazioni su Provenzano non interessavano più ai carabinieri e che ci si doveva concentrare su Brusca. Il pentito ha anche parlato del ruolo di Massimo Ciancimino come ‘postino’ delle comunicazioni tra Provenzano e Ciancimino con l’intermediazione di Pino Lipari o della sua famiglia”. Il pm infine ha chiesto un nuovo esame di Giovanni Brusca sul “terminale politico” delle richieste allo Stato sintetizzate nel papello.

“Nel precedente esame Brusca aveva detto di non saperne il nome – ha puntualizzato il pm -. Solo adesso ha chiesto di essere risentito dicendo che Riina gli avrebbe fatto il nome di questo soggetto: il senatore Nicola Mancino”. Brusca, che ha chiesto negli scorsi mesi di essere risentito dai pm sulla trattativa, ha parlato anche di quanto avrebbe appreso da Salvatore Riina dopo l’omicidio di Salvo Lima sul ruolo assunto da Vito Ciancimino e Marcello Dell’Utri come “nuovi referenti politici dei mafiosi”.

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“Brusca ha parlato inoltre di uno sviluppo ulteriore della trattativa anche dopo l’arresto di Riina e sulle ulteriori comunicazioni e richieste che lui e Bagarella fecero pervenire a Marcelo Dell’Utri e Silvio Berlusconi attraverso Vittorio Mangano – ha concluso il pm -. Sempre da Dell’Utri e Berlusconi e sempre attraverso Vittorio Mangano, Brusca e Bagarella avrebbero avuto alcune rassicurazioni sulla prosecuzione della trattativa”.

Nel faldone di 1.800 pagine di cui il pm Nino Di Matteo ha chiesto l’acquisizione, nel processo ai carabinieri Mario Mori e Mauro Obinu per favoreggiamento aggravato dall’aver agevolato la mafia, c’é anche un nuovo verbale dell’ex ministro della Giustizia, Claudio Martelli, in cui ribadisce di aver detto a Mancino quanto aveva appreso da Liliana Ferraro sui contatti tra Vito Ciancimino e il Ros dopo la morte di Giovanni Falcone.

Tra i documenti anche una nota del 6 marzo 1993 firmata dall’ allora dirigente del Dap (Dipartimento di amministrazione penitenziaria) Nicolò Amato e indirizzata al capo del gabinetto del ministero della Giustizia in cui si fa riferimento all’opportunità di abrogare il 41 bis, a cui sarebbe stato favorevole l’allora capo della Polizia, Vincenzo Parisi. Nel faldone anche altre note del Dap sulla corrispondenza tra Amato e Conso nel febbraio del 1993 concernenti l’avvenuta revoca del 41 bis primo comma ai detenuti del carcere di Poggioreale e Secondigliano e l’elenco dei detenuti a cui è stato revocato o non rinnovato il 41 bis tra il 1993 e il 1996.

Potrebbero entrare nel processo anche le testimonianze di alcuni dirigenti del Dap sul ‘dimissionamento’, come lui stesso l’ha chiamato, di Nicolò Amato, che nel 1993 al vertice del Dap. Infine il pm ha chiesto l’acquisizione dei verbali resi da Carlo Azeglio Ciampi, che nel 1993 era presidente del Consiglio, da Oscar Luigi Scalfaro, allora presidente della Repubblica, e da Giovanni Conso, ex ministro della Giustizia. La difesa di Mori, rappresentata dall’avvocato Basilio Milio, ha chiesto un termine per pronunciarsi sull’acquisizione dei documenti e sulle nuove audizioni. L’udienza è stata rinviata al 22 marzo, quando il Tribunale deciderà sulle richieste del pm.

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15 Marzo 2011, 11:40

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