Lo sputo di Bagarella a Borsellino | Bugie e nuovi verbali sulla strage - Live Sicilia

Lo sputo di Bagarella a Borsellino | Bugie e nuovi verbali sulla strage

Paolo Borsellino

DAL MENSILE S IN EDICOLA (CLICCA QUI PER ACQUISTARE LA COPIA DIGITALE)

PALERMO – “Mio padre mi disse che il mafioso che lo voleva morto e che lo odiava più di ogni altro era Leoluca Bagarella. Una volta Bagarella sputò contro mio padre”, racconta Manfredi, poliziotto e figlio del giudice assassinato in via D’Amelio assieme agli agenti di scorta. Già solo (?) per quello spunto avremmo il dovere cercare la verità, nient’altro che la verità.

Ed invece le indagini sulla strage del ’92 si devono confrontare con una nuova pagina controversa che il mensile S in edicola ricostruisce in ogni suo passaggio, pubblicando i verbali raccolti di recente dai pubblici ministeri di Caltanissetta. Poliziotti che vanno dai magistrati e magistrati che fanno relazioni di servizio, ma dicono cose diverse. In parte si smentiscono. Documenti che saltano fuori a distanza di vent’anni. Nuove audizioni già fatte, altre da fare e persone che non sono mai state sentite, nonostante oggi si scopra che forse avrebbero avuto qualcosa da dire. Parenti “costretti” a scavare ancora nel dolore.

Siamo di fronte, infatti, a un innegabile guazzabuglio lungo il percorso verso una verità impossibile. Il processo denominato Borsellino quater è una babele dove accade di tutto. Sotto processo ci sono due imputati – Vittorio Tutino e Salvino Madonia – accusati di avere massacrato Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. La Corte d’assise sta processando per calunnia anche i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci. I pm Gabriele Paci e Stefano Luciani sono ripartiti dalle macerie dei processi costruiti sulle dichiarazioni farlocche dei collaboratori. Processi crollati impietosamente. Abbaglio o malafede? Quando ormai il processo era prossimo alla conclusione ecco il colpo di scena. Gioacchino Genchi, poliziotto sospeso per contestatissime ragioni, ed esperto informatico, incontra il sostituto procuratore generale Domenico Gozzo, che oggi è in servizio a Palermo, ma che è stato pm a Caltanissetta dove ha lavorato alle inchieste sulle stragi del ‘92.

Genchi faceva parte del gruppo investigativo “Falcone e “Borsellino” da cui andò via sbattendo la porta. Gozzo sostiene che Genchi gli abbia parlato di alcuni poliziotti costretti dall’allora capo della Mobile, Arnaldo La Barbera, a prendere per buone le rivelazioni di Scarantino nonostante era chiaro che fossero delle patacche. Solo che Genchi nega di avere parlato di questo con il magistrato, ma solo di una strana visita dell’allora compagna di Scarantino a casa dei Borsellino. Circostanza di cui Gozzo dice di non sapere nulla. Ed ecco allora la necessità dei pm di raccogliere le sommarie informazioni di Genchi, del poliziotto Bartolo Iuppa, e di Lucia e Manfredi Borsellino. Il mensile S (clicca qui per acquistare la copia digitale) propone ampi stralci di ciò che hanno rivelato ai pm, compresi i ricordi dei figli sugli ultimi giorni di vita del magistrato.


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