Buon compleanno, caro Giuseppe: ora il tuo calvario è finito

Buon compleanno, caro Giuseppe: ora il tuo calvario è finito

Ma che cos'hanno, nel cuore e nella mente questi mafiosi? Cosa li porta a non avere pietà di un bambino che chiamava la mamma e il papà?
IL MASSACRO DI UN INNOCENTE
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Caro Giuseppe, oggi avresti compiuto quarantadue anni e saresti, secondo i tuoi sogni, forse, un veterinario. Perché amavi tutti, persone e animali. Gli animali non ti hanno fatto niente, hanno l’animo puro come il tuo. Persone malvagie, in odio a tuo padre, Santino Di Matteo, e alla sua collaborazione con la giustizia, ti presero e ti uccisero. E, in mezzo, tra il rapimento e l’omicidio ti imposero un calvario che nessun cuore umano normale potrebbe sopportare. Loro, invece, sì. Furono i mandanti e gli esecutori materiali di un incontenibile orrore che oltrepassa i limiti noti delle parole. Per questo, sono maledetti, quanto tu sei benedetto e caro nei nostri occhi.

Caro Giuseppe, i nostri occhi ti conoscono per pochissime immagini, una delle quali ha fissato in icona irripetibile la tua infanzia martirizzata. Ci sei tu e cavalchi, con lo sguardo assorto, con la padronanza della corsa. Così ti abbiamo pensato e ti pensiamo. Come se quello scorcio di felicità, in tanto dolore, fosse un risarcimento. Quel ritrarti nella posa di un gesto che somiglia a un volo. Perché noi ci crediamo e sicuramente lo speriamo. Tu sei in volo, dal giorno della tua orrenda morte terrena. Le tue ali sono le lacrime che hai versato, poche e disperate, dal tuo corpo disfatto, mentre gli assassini ti strangolavano. Sono state quelle ad accompagnarti nella gioia bambina e assoluta che sperimenti da allora.

Ma che cos’hanno, nel cuore e nella mente i mafiosi? Cancelli di ferro, strade senza sole? Cosa li conduce a non avere pietà di un bambino che chiamava la mamma e il papà? Come hanno potuto, davanti al tuo dolore, non sentirsi in obbligo di spalancare la porta e lasciarti libero? Ti hanno massacrato, Giuseppe, e sciolto nell’acido. Se c’è il Paradiso, come desideriamo, tu sei lì. Per loro non ci sarà un inferno grande abbastanza. E adesso, una delle belve responsabili della sofferenza che ha straziato te e tutti non è più in grado di nuocere. Lo hanno preso, malato, in un momento di fragilità. Ma nessuno può provare vera compassione.

Lo hai visto, Giuseppe? Altro che ‘primula rossa’. Altro che cattivo tremendo ed enigmatico, con il sintomatico mistero dei suoi occhiali da sole. Una figurina scialba, incespicante, con un berretto in testa. Un uomo sconfitto da se stesso, prima ancora della sua cattura, che ha passato trent’anni nella cattività della penombra, fino all’arresto. Lui, malato gravissimo, starà contemplando il contrappasso della vita sfolgorante di un suo coetaneo che si è situato nella zona opposta: quella del bene. La morte di Fratel Biagio Conte e la cattura di Messina Denaro si sono sovrapposte. Ognuno ha potuto vedere quanto sia immane la differenza tra la cosa giusta e una dannazione perseguita per scelta.

Buon compleanno, caro Giuseppe, che sei nato lo stesso giorno di un uomo buono e immenso: il dottore Paolo Borsellino. La vista del male ridicolizzato e battuto è una notizia splendida, in terra e ovunque tu sia. Il tuo calvario, ora, è veramente finito. (Roberto Puglisi)


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