22 Marzo 2010, 15:32
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Il lupo nel gregge? Il ladrone cattivo, travestito da ladrone buono? Giuseppe Liga, una vita per l’impegno – dice chi l’ha conosciuto in Mcl e altrove – e adesso in croce, inchiodato da capi di imputazione che squarciano carne, ossa e reputazione come chiodi arroventati. E chi l’avrebbe mai scritto? Prima la notorietà mediatica con lo scoop di Riccardo Lo Verso, poi le più concrete manette. Giovanni Mangano, che del Movimento è il presidente provinciale, (già consigliere provinciale Udc, come suggerisce un attento lettore, ndr) cade da altissime nuvole: “Non me l’aspettavo”. Infine, con saggezza biblica aggiunge: “Sono d’accordo con quello che ha scritto Cavallaro sul Corriere. Esistono doppie vite. Uno non sa mai chi ha davanti. Da parte mia, massima collaborazione nei confronti della magistratura”. Mangano, oculista di professione, stavolta non ci vede chiaro: “Il Liga (articolo da verbale della questura, ndr) lo conosco di persona. Si è sempre comportato correttamente, da uomo impegnato nel sociale, attivo nel volontariato, capace di posizioni pubbliche contro la mafia. Guardi, sono confuso”.
Ha un pensiero più nitido Pino Toro, già creatore del movimento “Una città per l’uomo”. Qualcuno sostiene che Liga passò pure di lì. Toro smentisce, allontana l’amaro calice perfino di un presunto sfioramento, come se sfiorarsi pericolosamente, a Palermo, fosse una colpa: “Con noi c’era suo cugino Piero. Giuseppe faceva parte di un altro movimento, era più vicino agli andreottiani”. Agli andreottiani? “Sì, agli andreottiani”. Giuseppe Liga: buono, socievole e solo un pochino andreottiano. Eppure, le parole dei giudici sono pietre. Non sono scritte sulle tavole della legge, reggono una più prosaica ordinanza. Ma trafiggono e incatenano. Sono chiodi.
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22 Marzo 2010, 15:32