27 Maggio 2018, 06:19
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PALERMO – Un clima teso, quasi palpabile, che corre lungo i corridoi degli uffici comunali e si trasforma in malcontento, sfociato in una dura presa di posizione contro l’amministrazione. Non sono momenti facili per la burocrazia del comune di Palermo, scossa negli ultimi tempi da vicende giudiziarie che hanno visto alcuni dirigenti condannati, altri sotto processo e altri ancora semplicemente indagati. Casi tutti diversi, che riguardano materie variegate, difficilmente assimilabili fra loro ma che hanno, tutti insieme, creato un ambiente incandescente nei palazzi del potere della quinta città d’Italia.
E basta ripercorrere le vicende di questi ultimi mesi per rendersi conto di come le indagini lambiscano gli ambiti più disparati: dalle grandi infrastrutture agli eventi di Natale e Capodanno, dai concerti alle concessioni di suolo pubblico, fino alle lottizzazioni edilizie. Vicende che toccano i dirigenti nell’esercizio delle proprie funzioni o per ragioni private ma che hanno anche risvolti più dirompenti come, per esempio, la necessità per il sindaco di scegliere a breve un nuovo Capo di Gabinetto. Gli esposti sono ormai all’ordine del giorno e di conseguenza fioccano le indagini che, inevitabilmente, toccano anche alcuni dirigenti. “Ormai abbiamo quasi paura a firmare anche gli atti più semplici, alcuni preferiscono non prendersi responsabilità”, dice un alto burocrate a taccuini chiusi.
Un’insofferenza manifestata anche nel corso di una partecipata assemblea sindacale indetta dal Csa e dal Direl, in cui si è puntato il dito contro la decisione dell’amministrazione di costituirsi parte civile in ogni procedimento. Una scelta dagli “effetti nefasti sul personale, sull’organizzazione degli uffici e sui servizi da rendere alla cittadinanza”, si legge nel documento inviato al sindaco che descrive un “acceso dibattito da cui sono emersi chiaramente sdegno e rabbia”.
“L’indicazione di procedere in ogni caso alla costituzione di parte civile, in quasi tutti i giudizi, porta ad un ‘disconoscimento’ a priori delle attività poste in essere dal singolo dirigente e a prescindere, pertanto, da una valutazione di merito che invece nei fatti si realizza con la costituzione in giudizio”, recita la nota che va anche oltre, attaccando proprio l’Avvocatura comunale che “in un recente caso si è spinta ad affermazioni pesanti su responsabilità così “de plano” evidenti che certamente hanno concorso ad influire sulla decisione finale”. Ma può arrivare anche la beffa: la costituzione a volte comporta che, anche nel caso di piena assoluzione, il dirigente venga penalizzato economicamente per aver fatto il suo lavoro.
“È del tutto evidente l’abnormità della scelta adottata dall’amministrazione per apparire “pura” agli occhi della cittadinanza, sacrificando per tale scelta il proprio personale dirigente – attaccano i sindacati – Inoltre, se si prende in considerazione che nella stragrande parte dei casi trattasi di procedimenti giudiziari per reati di abuso d’ufficio, il cosiddetto reato professionale per antonomasia, ben si può comprendere lo stato d’animo di una dirigenza che, in condizioni non proprio facili, si destreggia tra interpretazioni normative non semplici per attuare gli indirizzi dell’amministrazione”.
E qui c’è anche un altro aspetto, che i dirigenti contestano: la mancanza di dirigenti tecnici obbliga gli amministrativi a supplire, costringendoli a destreggiarsi in materie che non conoscono per non fermare gli uffici. I burocrati puntano il dito contro l’amministrazione che farebbe di tutta l’erba un fascio, senza distinguere i singoli casi e che non darebbe loro un’adeguata “copertura politica”. Una situazione ormai giunta al limite con dirigenti che lavorano nel terrore di qualche guaio giudiziario, che tentano di districarsi fra le norme e di scansare eventuali scivoloni.
“È una situazione complessa e per alcuni aspetti paradossale – commenta il sindaco Leoluca Orlando – Se non c’è la costituzione di parte civile nascono accuse di connivenza, e la storia della nostra città conferma che in passato sul tema ci sono stati errori. Se ci si costituisce, si instaura una relazione contraddittoria nel rapporto col dipendente per il quale vige la presunzione di innocenza. Il Capo ufficio legale del Comune, l’avvocato Giulio Geraci, è stato per questo incaricato di proporre delle modifiche alle linee guida esistenti per trovare un equilibrio fra l’ovvia necessità di legalità e tutela dell’immagine del Comune e la necessità e i diritti dei dipendenti, anche quando sono indagati. Soluzione può essere, a mio avviso, un regolamento che individui le fattispecie più gravi, quali l’interesse personale o altre, per le quali sia obbligatoria la costituzione di parte civile e tenendo conto del sistema disciplinare previsto dal contratto nazionale, senza dimenticare che il Comune non può sostituirsi alla magistratura nel valutare la gravità dei fatti e di eventuali reati”.
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27 Maggio 2018, 06:19