12 Ottobre 2014, 01:32
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Lo strapotere della burocrazia è la conseguenza diretta della debolezza della politica. Sono stati, con tutta probabilità, i vent’anni di Berlusconi a permettere che gli alti burocrati facessero le veci dei ministri (quei dicasteri erano spesso guidati da personalità con scarse competenze e nessuna esperienza). Se la politica fosse illuminata e guidasse con razionalità le proprie sedi naturali, la burocrazia dovrebbe essere solo un servizio efficiente, subordinato alla politica. E laddove la burocrazia è efficiente, c’è sviluppo, crescita economica e sociale.
Le condizioni della regione siciliana sono un esempio perfetto di come burocrazia e politica possano disfunzionare. La burocrazia è tentacolare e caotica, non governa nulla se non il proprio potere, crea disordine, rallenta il progresso, lo sviluppo, la crescita. Ostacola le imprese e infastidisce i cittadini, quando non li danneggia con i suoi percorsi kafkiani. Sempre in Sicilia, la politica è padronale. E’ vista esclusivamente come attività per conquistare un bacino di voti, un pugno o una valanga, con fini clientelari. Al politico va il privilegio del potere (grande o piccolo, dal consigliere di quartiere al presidente della regione), all’elettore va il favore. Si chiama voto di scambio e in Sicilia regola quelle che dovrebbero essere le normali dinamiche democratiche tra cittadini e istituzioni.
Ma, attenzione, non confondiamo la “politica forte” con la “politica padronale”. La politica forte è per noi un auspicio, e proprio in territori deboli e abbandonati a se stessi come il meridione d’Italia. Si è forti quando ci si presenta alle elezioni con un programma di sviluppo chiaro ed efficace, e si viene legittimati dal consenso popolare. Di conseguenza, si attua poi il programma con determinazione, nell’interesse del paese intero. La politica padronale è, invece, la politica che si muove dietro indicazione delle caste, e alle caste deve il suo successo e la sua sopravvivenza.
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12 Ottobre 2014, 01:32