Caccia al consenso, paura del flop | Politiche, gli obiettivi dei partiti

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03 Marzo 2018, 06:09

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PALERMO – Il giorno della verità è arrivato. Domani si torna a votare per le elezioni politiche e con lo spoglio i partiti faranno i conti con un risultato che rischia di non partorire un vincitore. È quel genere di elezione in cui nei commenti a caldo non ci sono sconfitti. Eppure, tutti i partiti, sia a livello nazionale sia qui in Sicilia, giocano la partita per superare delle ideali soglie. Che siano quelle di legge per entrare in Parlamento o quelle per evitare una brutta figura.

Il Pd, ad esempio, quanto deve totalizzare perché non si possa parlare di sconfitta di Renzi? A livello nazionale il riferimento è il 25 per cento ottenuto da Bersani cinque anni fa. Al 40 delle ultime Europee nessuno ci pensa più. Più il Pd si avvicinerà a quota 25, più al scuro sarà Renzi. Se i dem dovessero finire sotto quella soglia, soprattutto se si avvicinassero al 20, sarebbe difficile negare la sconfitta. E in Sicilia? Alle regionali solo tre mesi fa Pd, Sicilia futura e Lista Micari (che oggi convergono tutti nella lista dei dem) ottennero complessivamente poco più del 21.

Forza Italia alle Regionali di novembre invece ottenne il 16,37. Alle Politiche, i berlusconiani ambiscono a un risultato migliore, che possa spingere il partito del Cavaliere a primeggiare nella sfida nazionale con la Lega. Tutto il centrodestra alle Regionali siciliane totalizzò il 42 per cento. Se questa percentuale fosse confermata alle Politiche, e il travaso dei voti è tutt’altro che scontato visto anche che stavolta non ci sono preferenze, potrebbe significare vittoria in tutti i collegi uninominali e un buon viatico per spingere la coalizione verso la maggioranza assoluta dei seggi, quella che nessun sondaggio ha mai attribuito al centrodestra.

Sempre in quell’area sarà interessante vedere il dato di Salvini nell’Isola. È la prima volta, infatti, che la Lega punta molto sul trasformarsi in movimento nazionale, tanto da aver rinunciato alla parola “Nord” nel simbolo. ieri Alessandro Pagano parlava di “doppia cifra” a Palermo. Sarà così? I Fratelli d’Italia di Meloni beneficeranno della spinta del movimento di Nello Musumeci e puntano a ottenere nell’Isola il loro miglior risultato. E poi ci sono i centristi di Noi con l’Italia-Udc. Alle Regionali le liste in questione ottennero addirittura il 14. Ora la musica è diversa, il voto si polarizza sui partiti grandi, non ci sono le preferenze. Ma l’exploit in Sicilia per Saverio Romano e amici è indispensabile per superare lo sbarramento del 3 a livello nazionale. E potrebbe persino non bastare.

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Restando ai “piccoli”, il 3 per cento in casa centrosinistra potrebbe essere alla portata di +Europa. La lista di Bonino e Tabacci fin quando i sondaggi sono stati pubblicabili era data in ascesa. Col 3 potrebbe scattare teoricamente anche un seggio in Sicilia. La strana coppia radical-democristiana lo spera. Civica popolare e Insieme invece per i sondaggi erano lontani dal 3 ma sperano nella rimonta. La legge prevede che superato l’1 i voti non vadano sprecati ma si distribuiscono alle altre liste che hanno superato lo sbarramento. Sotto l’1, invece non sortiscono effetti.

E Liberi e Uguali? Qual è la soglia dell’insuccesso per Grasso e compagni? Un 5 per cento sarebbe forse poca cosa. Sotto quella soglia – i sondaggi piazzavano D’Alema, Bersani & C. più in alto – la figura sarebbe quanto mai magra.

Infine i Cinquestelle. La loro lista alle Regionali fece il 26,6 mentre il candidato presidente Cancelleri raccolse più del 34, lo votarono a conti fatti molti elettori di centrosinistra. Per i grillini in Sicilia sarà importante la distribuzione del voto. Serviranno dei picchi in alcune zone per battere il centrodestra nei collegi uninominali. E scongiurare il cappotto a cui ambisce la coalizione di Berlusconi. 

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03 Marzo 2018, 06:09

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