09 Ottobre 2018, 14:23
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PALERMO – Cade l’aggravante di mafia, e cambia la sorte del processo. La prescrizione spazza via in appello la condanna per l’ex deputato regionale Franco Mineo. In primo grado gli erano stati inflitti cinque anni per intestazione fittizia di beni con l’aggravante dell’articolo 7 – quella prevista per chi commette un reato favorendo la mafia – e tre anni e due mesi per peculato. Un totale di 8 anni e 2 mesi, a cui si aggiunge l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Prescritta anche la posizione di Angelo Galatolo, che in primo grado era stato condannato a 5 anni per intestazione fittizia aggravata. Confermata l’assoluzione dall’accusa di mafia. La sentenza è della prima sezione della Corte d’Appello presieduta da Gianfranco Garofalo. Le motivazioni della condanna di primo grado erano state durissime.
Secondo il Tribunale, Franco Mineo, ex deputato regionale di Grande Sud, “rappresentava, per certi versi, il paradigma ideale di insospettabile prestanome funzionale agli interessi della consorteria mafiosa”. L’indagine prese le mosse nel 2010 da una perquisizione nello studio dei commercialisti Franzone. Gli investigatori della Dia trovarono un appunto. Era il promemoria, secondo l’accusa, per un passaggio di proprietà di alcuni immobili. Accanto al nome dell’acquirente c’era scritto: “Compra Angelo G.”. Dalle visure catastali emerse che i locali erano in realtà di proprietà di Mineo. Da qui l’ipotesi che l’ex parlamentare avesse comprato due immobili per conto di Galatolo di cui sarebbe un prestanome e a cui sarebbero finiti i soldi degli affitti. Ipotesi smentita da Mineo (“mai dato un euro a questo signore”, disse riferendosi a Galatolo nel corso di un interrogatorio). In udienza aggiunse: “Quegli immobili erano miei, non sapevo nemmeno dell’intenzione di Galatolo di acquistarli”. Il collegio difensivo composto dagli avvocati Ninni Reina, Angelo Mangione, e Marco Lo Giudice è riuscito a fare venire meno l’aggravante mafiosa e il limite della prescrizione si è abbassato. Stessa cosa per il peculato, che è diventato peculato d’uso. Mineo era imputato perché avrebbe utilizzato per fini privati l’auto blu che gli spettava in quanto assessore del Comune di Palermo.
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09 Ottobre 2018, 14:23