Call center, via alla mobilitazione | “Stato di agitazione e assemblee”

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15 Gennaio 2020, 12:19

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PALERMO – La pazienza dei lavoratori dei call center è agli sgoccioli: dal polo palermitano di Almaviva il grido di protesta si estende al settore, con stati di agitazione e assemblee. L’annuncio stamani in una conferenza stampa unitaria dei sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Tlc all’Hotel Plaza Opéra, “a seguito dell’aggravarsi della crisi del settore dei call center, da mesi ampiamente rappresentata presso i tavoli istituzionali dalle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali”. Domani inoltre i quattro segretari regionali dei sindacati si riuniranno a Catania in un direttivo coi segretari provinciali, “per sensibilizzare alla mobilitazione di settore tutto il territorio regionale”.

Le sigle ribadiscono le priorità imprescindibili per supportare occupazione, sviluppo e regolamentazione del settore call center: “il rientro dei volumi di chiamate dall’estero, il rispetto delle tariffe minime stabilite dalla legge, la costituzione di un fondo dedicato, il rispetto dei contratti commerciali in termini di massima trasparenza e a garanzia dei livelli occupazionali”.

L’epicentro della protesta è la sede di Almaviva contact nel capoluogo siciliano, i cui lavoratori sono ufficialmente in stato di agitazione. Annunciate diverse assemblee sindacali: si svolgeranno nella sede dell’azienda il 16, il 17 e il 20 Gennaio 2020, dalle 09.30 alle 11, dalle 11.30 alle 13, dalle 15 alle 16.30 e dalle 18 alle 19.30. Tra i punti all’ordine del giorno la mobilitazione dell’intero settore, che conta circa 20 mila dipendenti in tutta la Sicilia.

Da quando i committenti hanno annunciato il taglio dei volumi di chiamate, gli oltre 2.500 lavoratori sono sul filo del rasoio. Nell’ultimo tavolo istituzionale dell’8 gennaio, al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, l’azienda ha tracciato una panoramica delle commesse e dei possibili scenari: a preoccupare maggiormente è la situazione di Sky, che ha confermato una riduzione dei volumi del 36 per cento. Il governo ha comunicato che continuerà la strada intrapresa per garantire lo stato occupazionale, e che farà alcune verifiche per comprendere la decisione del committente. Pochi giorni fa l’azienda ha sottolineato di aver “condotto, sostenuto e condiviso, fino ad oggi e in tutte le sedi, ogni iniziativa e confronto utile ad assicurare le indispensabili condizioni di stabilità occupazionale e di sostenibilità economica per il centro produttivo di Palermo”; allo stato attuale però l’unica soluzione è solo temporanea, cioè il rinnovo della cassa integrazione per i dipendenti dal 1° aprile.

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Da qui l’impasse: i sindacati ritengono la misura insufficiente, posizione che secondo l’azienda, “in assenza di strumenti diversi, rende allo stato impercorribili soluzioni alternative alla ristrutturazione del centro”. Le segreterie di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Tlc chiedono “che le ricadute siano condivise in ambito nazionale e spalmate equamente su tutti i lavoratori. Risulta inaccettabile sottoporre i lavoratori a tali perdite economiche – continuano – e contestualmente rilevare sui siti web internazionali la ricerca di personale da destinare alle attività di Sky in Albania, lavoro che fino a pochi giorni fa veniva assicurato al sito palermitano di Almaviva”.

La reazione a catena delle mobilitazioni investe anche gli altri ‘grandi’ del settore call center, Comdata, Abramo, Exprivia e Atlanet. Per i lavoratori retribuiti di Comdata l’appuntamento è il 22 gennaio nella sede di Palermo, con assemblee dalle 9.30 alle 10.30 e dalle 15 alle 16. Il 23 gennaio sarà la volta della sede palermitana di Abramo, dalle 9.30 alle 10.30 e dalle 15 alle 16. Assemblee il 23 gennaio anche per i dipendenti di Exprivia, nella sede di Palermo dalle 11.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 18. Chiuderà il ciclo Atlanet, coi lavoratori che si riuniranno in assemblea il 24 gennaio nella sede del capoluogo dalle 10.30 alle 11.30 e dalle 16 alle 17.

Stefano Conti, segretario nazionale di Ugl Tlc, chiede “il rientro in Italia delle attività di call center dai paesi extra UE come Albania, Serbia e Moldavia, per aiutare il settore in grave crisi e salvare migliaia di posti di lavoro. Secondo il governo i trattati europei che autorizzano la circolazione di beni e servizi tra gli Stati membri della UE impediscono il rientro del lavoro in Italia. Questi vincoli – chiede – valgono anche per quei paesi che non aderiscono alla Comunità Europea? I nostri dati sensibili come carte di credito, codici fiscali, partite Iva, e codici Iban gestiti in Albania, Serbia o Moldavia sono tutelati secondo le norme in vigore nella UE? Cosa dice il Garante della Privacy al quale un anno fa abbiamo fatto reclamo? Vogliamo avere delle risposte, sono anni che poniamo il problema”.

Per Maurizio Rosso, segretario generale Slc Cgil Palermo, “è arrivato il momento che le istituzioni agiscano: il settore ormai afferisce la sfera dei servizi, e cambiamenti come il machine learning e la digitalizzazione hanno bisogno di investimenti del governo. Non solo assemblee in tutti i call center siciliani: organizzeremo anche una fiaccolata serale il 21 gennaio, e proclameremo uno sciopero in data da decidere – annuncia –. Abbiamo scritto anche l’ennesima richiesta d’incontro alla Regione Siciliana e al Comune di Palermo, per definire questo percorso di mobilitazione. Crediamo sia arrivato il momento di agire ponendosi scadenze ben definite”.

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15 Gennaio 2020, 12:19

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