‘Ufficio demolizione falsi pentiti’ | Il duro lavoro dei pm nisseni

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13 Agosto 2017, 06:02

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PALERMO – A Caltanissetta finiranno per dovere aprire una sezione speciale. Potrebbero chiamarla “ufficio demolizione falsi pentiti e dichiaranti”.

L’ultimo esempio è quello di Giuseppe Tuzzolino. Per alcuni magistrati di Palermo, tra cui l’ex procuratore aggiunto Maria Teresa Principato, l’architetto agrigentino era l’uomo chiave per arrivare a Matteo Messina Denaro. Prima che nei giorni scorsi i pm di Caltanissetta lo facessero arrestare per calunnia, il pentito aveva già portato magistrati e investigatori in giro per il mondo. Rogatorie su rogatorie internazionali nella speranza di acciuffare il latitante di Castelvetrano che Tuzzolino sosteneva di avere incontrato e fotografato. È stato speso qualche milione di euro per le indagini, ma del capomafia non c’è traccia. E neppure di quell’intreccio fra affari, mafia, massoneria e politica che secondo Tuzzolino lo proteggerebbe.

Avevano ragione altri pubblici ministeri palermitani che smisero quasi subito di credergli. L’architetto agrigentino in un verbale aveva alzato il tiro parlando di magistrati – Ignazio De Francisci – corrotti in cambio di Rolex e avvocati – Ennio Sciamanna – in combutta con Messina Denaro. E così per competenza le sue dichiarazioni sono passate a Caltanissetta che lo ha fatto arrestare per calunnia.

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Smentire dichiarazioni credute da altri: a Caltanissetta ci sono abituati. E grazie a loro che sono state smascherate le bugie di Vincenzo Scarantino che si pentì di una cosa che non aveva commesso, e cioè di avere partecipato alla strage di via D’Amelio. Venticinque anni dopo, come ha recentemente detto Fiammetta Borsellino, figlia del giudice ammazzato dalla mafia, non resta che un “cumulo di menzogne e schifezze”. Credendo fino alla fine a Scarantino sono stati inflitti ergastoli ingiusti e ci si è allontanati dalla verità.

E che dire del tempo che i pm di Caltanissetta hanno impiegato e impiegheranno per smentire Massimo Ciancimino. Che, è vero, qualche anno fa è stato arrestato per calunnia dai pm di Palermo, ma dopo che Caltanissetta aveva già espresso mille dubbi sull’attendibilità dei racconti del figlio di don Vito. E soprattutto per i pm palermitani del processo sulla Trattativa Stato-mafia Ciancimino jr resta un testimone chiave. Un testimone che avrebbe infangato l’agente dei sevizi segreti Rosario Piraino, conservato dinamite nel giardino di casa fornendo a più riprese versioni diverse, calunniato l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro “taroccando” un documento attribuito al padre e accusandolo di passare informazioni riservate al’ex sindaco mafioso di Palermo.

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13 Agosto 2017, 06:02

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