Caltanissetta, politica e appalti

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14 Ottobre 2010, 13:52

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Salvatore Cardinale

Pesanti accuse sono contestate dai magistrati della Dda di Caltanissetta al costruttore Pietro Di Vincenzo, ex presidente di Confindustria nissena nonché ex presidente regionale dell’Associazione nazionale dei costruttori, e agli esponenti politici considerati suoi referenti: Rudy Maira, vicepresidente della Commissione regionale antimafia, del movimento “Popolari per l’Italia”, Salvatore Cardinale (Pd), ex ministro delle Poste, e Vincenzo Lo Giudice, ex deputato regionale Udc. Le indagini della Procura, secondo quanto ricostruisce oggi un quotidiano locale, ruotano attorno a un presunto intreccio tra appalti e politica. In sostanza politici e amministratori, secondo l’accusa, avrebbero esercitato la loro influenza sugli apparati burocratici grazie alle cariche ricoperte durante i loro mandati elettorali. In questo contesto si inserirebbe Pietro Di Vincenzo, il quale avrebbe versato denaro ai vari esponenti politici locali e regionali ottenendo in cambio l’aggiudicazione di lavori relativi alla sistemazione della rete fognaria di Caltanissetta oltre a quelli relativi alla costruzione di strade, acquedotti ed edifici di edilizia pubblica e privata. Diversi indagati hanno già ricevuto dalla Procura l’invito formale a presentarsi a Palazzo di giustizia per sottoporsi all’interrogatorio di garanzia e fornire così la loro versione. Diverse ipotesi di reato, comunque, potrebbero già essere prescritte visto che risalirebbero agli anni Ottanta.

Sui presunti illeciti stanno indagando il procuratore capo Sergio Lari, gli aggiunti Amedeo Bertone e Domenico Gozzo con i sostituti Stefano Luciani e Giovanni Di Leo. Secondo i magistrati Di Vincenzo si sarebbe aggiudicato appalti grazie agli appoggi politici che gli avrebbero garantito di operare in una sorta di monopolio. Il costruttore sarebbe inoltre riuscito a creare sistematicamente dei fondi neri con una serie estorsioni nei confronti dei suoi dipendenti, indicando un importo diverso nelle buste paga e trattenendo la differenza. Di Vincenzo avrebbe ricevuto anche un fonogramma della guardia di finanza grazie a una “talpa” che gli inquirenti stanno cercando. Per queste accuse l’imprenditore nisseno è in carcere dal 4 giugno scorso, a seguito di un’inchiesta condotta dalla Dia e dalla Guardia di finanza. Di Vincenzo continua a sostenere la sua buona fede e la liceità dei suoi affari e della provenienza dei suoi beni. Si tratta di un capitale che tra aziende, macchinari e attrezzature ammonta a oltre 300 milioni di euro. Beni che nell’agosto 2008 la sezione Misure di prevenzione del Tribunale ha confiscato. Su questo provvedimento dovrà adesso pronunciarsi la Corte d’ Appello, dopo un ricorso dell’indagato. Proprio durante questo procedimento – tutt’ora in corso e che riprenderà a dicembre – é emersa la circostanza riguardante presunti versamenti di denaro dell’imprenditore a favore dell’onorevole Maira.

La mia morale politica e personale sa dettarmi le decisioni da prendere sulle invocate mie dimissioni da parte di alcuni esponenti nisseni del Pd. E, comunque, sarebbe importante, per un giusto garantismo, aspettare la definizione delle indagini in corso prima di lasciarsi andare a commenti e conclusioni”. Così il deputato regionale Rudi Maira commenta la richiesta avanzata in relazione all’inchiesta su mafia e appalti in cui risulta indagato. Maira, che recentemente ha lasciato l’Udc per aderire ai Popolari per l’Italia di domani (Pid) aggiunge: “Il Pd oltre a chiedere le mie dimissioni dovrebbe chiedere le dimissioni del Presidente delle Regione che, invece, appoggia sorvolando allegramente sui gravi fatti giudiziari che lo riguardano”.

“Andrò dai magistrati con la serenità di chi ha la coscienza a posto e la consapevolezza di essere assolutamente estraneo a tale vicenda. Sono certo di potere dimostrare non solo la mia distanza da quel mondo, ma di avere sempre operato per impedire che la pubblica amministrazione venisse permeata dal malaffare”. L’ex ministro delle Poste e Telecomunicazioni Salvatore Cardinale (Pd) replica così alle accuse che gli vengono mosse, nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Caltanissetta su Mafia e appalti. Cardinale chiarisce che l’avviso di garanzia notificatogli dalla Procura contiene “la contestazione di una presunta partecipazione del sottoscritto a una associazione semplice avente per scopo, dalla metà degli anni Ottanta ad oggi, la gestione di appalti pubblici. Nessuna contestazione di reati specifici mi viene addebitata”. L’ex ministro, oggi esponente di spicco del Partito democratico, aggiunge: “Chi ha memoria ricorda che sono stato tra quelli che hanno introdotto il sistema dell’asta pubblica, prima a Mussomeli e poi a Caltanissetta capoluogo e all’Amministrazione provinciale di Caltanissetta, e ciò avveniva tra il 1987 e il 1988, proprio per assicurare la più assoluta trasparenza nelle gare di appalto”.

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14 Ottobre 2010, 13:52

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