Calunnia, "no all'archiviazione": nuove indagini su Montante e Cicero - Live Sicilia

Calunnia, “no all’archiviazione”: nuove indagini su Montante e Cicero

Il gip si oppone alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Caltanissetta ha rigettato la richiesta di archiviazione dell’inchiesta nei confronti di Antonello Montante e Alfonso Cicero. Il Gip Gigi Omar Modica ha ordinato al pubblico ministero di eseguire nuove indagini nei prossimi cinque mesi. I reati ipotizzati sono calunnia, diffamazione e accesso abusivo a sistema informatico.

L’ipotesi è che Montante e Cicero, quando ricoprivano rispettivamente la carica di presidente di Confindustria Sicilia e presidente dell’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, avrebbero attuato un piano per screditare l’avvocato Salvatore Iacuzzo, direttore dell’Area di sviluppo industriale di Caltanissetta dal 1998 al 2007. Quest’ultimo sarebbe stato un personaggio non gradito all’establishment del cosiddetta “sistema Montante”.

Nel processo che lo vedeva imputato Montante è stato condannato a 14 anni in primo grado. Fra le parti offese, costituito parte civile, c’è proprio Cicero considerato “vittima” del dossieraggio di Montante con l’intento di screditarlo. Cicero è uno dei grandi accusatori dell’ex presidente degli industriali siciliani.

Il gip ha accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dall’avvocato Gioacchino Genchi, difensore di Iacuzzo, non condividendo le argomentazioni del pm e ritenendo che “le obiezioni svolte dal legale “sono idonee a scalfire la solidità logica e la fondatezza giuridica delle argomentazioni del pubblico ministero”.

In una lunga memoria difensiva Genchi ha ricostruito i rapporti tra Montante e Cicero, basato su accertamenti su del materiale documentale, che lo stesso Gip ritiene “doveroso ai fini di un maggiore approfondimento delle condotte oggetto di denuncia”.

“I due – si legge nell’atto di opposizione –, prima dello sciogliersi dell’idillio che li aveva accomunati per tanti anni, hanno agito in perfetta sinergia nel coordinare le rispettive iniziative associative, politiche e giudiziarie, anche sulla scorta di informazioni riservate che provenivano loro da organi istituzionali, uffici giudiziari, appartenenti alle forze di polizia e ai servizi di sicurezza, oltre che dal mondo della finanza, dell’imprenditoria e dell’informazione”.

In particolare, Montante, nel rispondere al gip sulle contestazioni mossegli nell’interrogatorio di garanzia subito dopo il suo arresto, “ha fatto più volte riferimento quale fonte delle sue conoscenze e delle propalazioni calunniatorie proferite – fra gli altri, anche nei confronti dell’avvocato Iacuzzo – al contenuto delle denunce sporte dal Cicero a varie Procure della Repubblica della Sicilia”.

Una di queste risale al 10 luglio 2014, giorno in cui Cicero aveva reso dichiarazioni alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie. In quella sede, l’allora presidente dell’Irsap, ha scritto Genchi nella memoria, aveva riferito che “il pentito Siino dichiarava, come risulta sempre dagli atti processuali, che al direttore generale dell’Asi Iacuzzo venivano prestati dei soldi”, accostandone in più occasioni il nominativo a ditte intestate a “prestanomi di boss mafiosi”.

L’avvocato Genchi ha passato al setaccio tutte le dichiarazioni rese da Siino concludendo che “in nessun verbale, né in nessun atto di indagine, ordinanza, sentenza, ecc. si è rinvenuta traccia delle predette dichiarazioni”.

Non solo il legale della presunta parte offesa ha analizzato il traffico telefonico, e non emergono contatti fra Siino e Iacuzzo. Genchi ha pure sollecitato al presidente della Commissione antimafia Nicola Morra il rilascio in copia “delle denunce e degli scritti autografi” depositati da Alfonso Cicero nel corso della sua audizione.

«Se è vero, come è vero, che esisteva un ‘Sistema Montante” – spiega in una nota l’avvocato Genchi – non può essere il solo Montante a pagare il conto con la giustizia, anche per quanti sono scesi per tempo dal suo carro. Il provvedimento del Gip di Caltanissetta rende giustizia in uno dei tanti punti equivoci che aleggiano sul processo Montante con riguardo agli uomini delle Istituzioni, della politica, dell’informazione e degli apparati giudiziari, di cui Montante si è avvalso per affermare prepotentemente la logica di una falsa Antimafia affaristica, con la quale per oltre un decennio ha sostanzialmente diretto le regole del sistema politico, economico e giudiziario di questa Isola”.


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