21 Marzo 2016, 06:33
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PALERMO – Cambi di casacca, partiti che scompaiono, nuovi gruppi che nascono e consiglieri che passano da una formazione politica all’altra con piroette che, al momento delle elezioni, sarebbero state impensabili. Sono passati quasi quattro anni dalle ultime Comunali e la geografia degli schieramenti di Sala delle Lapidi è profondamente cambiata.
L’ultimo (e forse più clamoroso) passaggio è quello di Giuseppe Milazzo: considerato il delfino di Diego Cammarata, ha lasciato Forza Italia e sarebbe pronto a passare all’ala renziana del Pd. Ma andando a ritroso nel tempo, di passaggi se ne trovano diversi e non per questo meno sorprendenti. Con la vittoria alle urne Leoluca Orlando aveva infatti portato a piazza Pretoria la bellezza di 30 consiglieri targati Idv, il Pd e Forza Italia contavano su 3 consiglieri ciascuno e ancora c’erano formazioni come l’Mpa, l’Udc, Grande Sud o Amo Palermo di Marianna Caronia. Politicamente parlando, un’era geologica fa.
Il primo cambio, in ordine cronologico, risale al novembre 2012 quando l’Mpa diventa Partito dei Siciliani: una trasformazione che non convince l’autonomista Mimmo Russo che rimane Mpa nel gruppo Misto, di cui diverrà (ed è tutt’ora) capogruppo. Un mese dopo a lasciare il partito di Raffaele Lombardo è Angelo Figuccia, che passa anche lui al Misto ma che si definisce un berlusconiano. A gennaio del 2013 il primo orlandiano lascia la formazione del Professore: Giorgio Calì va al Misto e poi sarà una girandola di cambi approdando nell’aprile successivo al Centro Democratico, ad aprile del 2014 nel gruppo Drs-Megafono con Pino Faraone (ex Amo Palermo) e a gennaio nella Lega di Matteo Salvini.
Passano appena due mesi e, a marzo, debutta Civitas Palermo, formato dagli ex Grande Sud Giuseppe Federico (subentrato a Tamajo) e Andrea Mineo. Un’esperienza che ha vita breve: Federico a novembre va in Forza Italia e Mineo prima va al Misto, poi in Ncd, poi di nuovo al Misto e infine approva in Forza Italia.
Nel luglio del 2013 Orlando sancisce la rottura con Italia dei Valori e ben 27 consiglieri transitano nel neo nato Mov 139. Fanno eccezione Paolo Caracausi, rimasto in Idv fino a oggi, e Filippo Occhipinti che però nell’ottobre del 2015 va al Misto e lo scorso febbraio diventa il capogruppo di Comitati Civici, insieme all’altro ex orlandiano Gaspare Lo Nigro (che per quattro mesi, da ottobre 2014 a febbraio 2015, resta al Misto con Cosimo Pizzuto in seguito a dissapori con la maggioranza). Luglio però, si sa, è un mese caldo e a piazza Pretoria, nel 2013, nasce Nuovi Orizzonti formato da Giovanni Lo Cascio, proveniente dall’Udc, e da Fabrizio Scarpinato, eletto con Amo Palermo. Il primo a dicembre dello stesso anno approda nel Pd, il secondo a fine novembre nel Nuovo Centrodestra con Alessandro Anello che lascia Forza Italia e Mineo. L’ultimo autonomista, Giovanni Geloso, passa al Misto.
Bisogna aspettare dicembre 2013 per assistere alla creazione di Leva Democratica di Sandro Leonardi e Orazio La Corte, eletti con Idv. Tra la fine del 2013 e il 2014 il Partito Democratico fa altri acquisti: Loris Sanlorenzo (ex Mov139), Fabrizio Ferrara e Antonella Monastra di Ora Palermo, gli ex orlandiani Serena Bonvissuto (che un anno dopo andrà al Misto) e Luisa La Colla, a cui si aggiunge Leonardi. A fine 2014 Nicolò Galvano lascia la maggioranza, confluendo nel Misto in quota Pdr.
A inizio 2015 nasce a Sala delle Lapidi Sicilia Democratica: ne fanno parte l’ex Udc Salvatore Finazzo, vice presidente del consiglio, ma anche due ex orlandiani come La Corte e Maurizio Lombardo. A febbraio l’ex Udc Giulio Cusumano va nel Mov139, mentre ad aprile il Pd accoglie Geloso e a luglio Nadia Spallitta, vice presidente vicario ed esponente, fino a qualche giorno prima, della maggioranza.
E non è detto che sia finita qui. La campagna acquisti non si è mai fermata e in vista delle prossime elezioni, e delle prossime alleanze, ancora molte cose potrebbero cambiare. Alcuni consiglieri comunali sarebbero attirati dalle sirene orlandiane, ma il possibile cambio della legge elettorale, il referendum costituzionale di ottobre e l’esito delle amministrative di Roma e Milano rendono il quadro ancora troppo incerto e frenano per il momento i giochi. Una sola cosa è certa: alla fine del mandato il consiglio comunale sarà profondamente diverso da quello uscito dalle urne.
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21 Marzo 2016, 06:33