01 Marzo 2013, 12:28
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PALERMO – L’uccellino non canta più. Forse per un malinteso senso del “silenzio elettorale”, o più probabilmente perché i profili Twitter in campagna elettorale vengono imposti ai politici da spin doctor innamorati dei social network. Sta di fatto che a voto scrutinato, molti leader di partito siciliani hanno preferito abbandonare a se stesse proprie pagine cinguettanti: così, nelle loro pagine, compaiono come ultimi messaggi anacronistici inviti al voto, entusiastici annunci acchiappa-consensi, resoconti dettagliati di un passato non così lontano.
La più singolare è Rita Borsellino. La sorella del magistrato ucciso in via D’Amelio, candidata alle Primarie per il Comune di Palermo e in quel periodo molto presente sul social network, ha abbandonato la presa proprio alla vigilia del voto che premiò Fabrizio Ferrandelli: appunto il 3 marzo, quando ha scritto “A piazza Sant’Anna si prepara la notte prima delle primarie!”. Poi più niente.
Peggio ha fatto solo il gruppo Udc all’Ars, che pure ha inventato l’hashtag #openars. Pochi giorni dopo, il 20 gennaio 2012, però, i centristi di Palazzo dei Normanni hanno smesso di cinguettare, seguiti nel corso dello stesso anno da Santi Formica (12 dicembre), Leoluca Orlando (15 dicembre) e Nadia Spallitta (19 dicembre). Poi è stata la volta di Tommaso Dragotto, candidato indipendente al Comune di Palermo, che ha “spento” il proprio profilo il 18 gennaio.
È stato febbraio, però, il mese-killer. Prima, il 2, ha lasciato Nello Musumeci, seguito il 6 da Enrico La Loggia, il 13 da Salvo Pogliese, il 17 da Titti Bufardeci e il 19 da Carmelo Briguglio. Fino alla data-chiave, il 22 febbraio: a quel punto si sono fermati Piero Grasso, Claudio Fava, Giuseppe Lupo, Dore Misuraca, Ettore Artioli e Fabio Giambrone. Il cui ultimo tweet è illuminante: “#RivoluzioneCivile a Villa Boscogrande: tutti insieme per il cambiamento”. Tutti, in fondo, non erano così tanti.
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01 Marzo 2013, 12:28