Campanarazzu, gioiello strappato alla lava: Regione stanzia 150 mila euro

Campanarazzu, gioiello strappato alla lava: stanziati 150 mila euro

Ancora fondi per l'antica Chiesa Madre di Misterbianco, di cui si parla in una pergamena datata metà del 1300.

MISTERBIANCO – Il gioiello restituito dalla lava avrà presto nuova linfa. Occorre metterlo in sicurezza e migliorare la fruibilità. Campanarazzu, gioiello archeologico sepolto dall’eruzione del 1669 e riportato alla luce dopo anni di lavori, stop e nuove campagne di recupero, godrà di un finanziamento di 150 mila euro.

Il sindaco

Lo comunica il sindaco di Misterbianco Marco Corsaro. Il neo primo cittadino aveva sollecitato il provvedimento della Regione dopo che la Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania nel giugno scorso aveva trasmesso il verbale di somma urgenza a Palermo, corredato dalla documentazione fotografica ed integrata a settembre dal crono programma finanziario. “La valorizzazione e la fruibilità di Campanarazzu” – sottolinea Corsaro – “rappresenta un vero volano per il nostro territorio e per questo era inserito tra i punti qualificanti del programma. Sapere di potere contare a presto su un intervento della regione, che curerà la locale Soprintendenza, è un elemento importante al quale – conclude il primo cittadino – si aggiungono gli interventi già previsti dal nostro Comune”.

L’intervento

L’intervento nasce dal sopralluogo di tecnici della Soprintendenza in eseguito In seguito a delle lesioni che si erano evidenziate nelle murature originarie dell’antica chiesa Madre di Misterbianco sepolta dall’eruzione lavica del marzo 1669 e riportata alla luce nel 2016 dopo una campagna di scavi finanziata dalla Regione Siciliana con fondi europei. A richiederlo è stata la Fondazione Culturale Monasterium Album, che gestisce il bene archeologico di Campanarazzu.

Il bene archeologico

LiveSicilia ha visitato Campanarazzu in occasione dell’avvio della campagna finanziata dalla Regione. Era il 2015 e il sito riemergeva poco a poco. Uno spettacolo inedito: l’antica chiesa madre dell’ormai scomparso paese alle pendici dell’Etna, raso al suolo dall’eruzione del 1669, restituita alla memoria. Lunga circa 40 metri, provvista di altari e circa 13 cripte, dell’antica Chiesa Madre di Misterbianco si parla in una pergamena conservata nella biblioteca Ursino-Recupero, e datata metà del 1300. All’epoca era ancora priva del tetto, realizzato appunto in occasione della campagna di scavi finanziata dalla Regione e che “permise di portare allo scoperto l’intera chiesa, anche se rimasero inesplorati degli ambienti” – si legge nella descrizione del sito su Facebook. Al finanziamento di un milione se ne aggiunse un altro: “e prima che si completasse il secondo intervento fu richiesto una integrazione del finanziamento che fu accordato per ulteriore 500.000 mila euro ed il cantiere fu riaperto. Anche in questo caso, i lavori portarono alla scoperta di nuovi ambienti”.

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Il Piano triennale del Comune

Alle somme stanziate con decreto dirigenziale n. 4526 l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali, si aggiungeranno infatti quelle previste dall’amministrazione comunale: 300 mila euro, inserite nel Piano triennale delle opere pubbliche, per la strada di accesso e l’ingresso del bene archeologico, possibile dopo che il Comune, durante la trascorsa consiliatura, ha acquisito le aree circostanti.


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