03 Ottobre 2024, 19:15
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PALERMO – Le scosse del terremoto innescato nel campo largo dalle parole di Giuseppe Conte non arrivano in Sicilia. Il leader M5s ha lanciato un segnale chiaro al Pd (“o noi o Italia viva di Matteo Renzi“), ma in un’Isola ancora lontana dal voto per le Regionali l’aut-aut di Conte appare al mondo pentastellato più come una legittima presa di posizione che come una minaccia all’asse con i democratici.
Da tempo i Cinquestelle dell’Assemblea regionale siciliana lavorano gomito a gomito con il Partito democratico e Sud chiama Nord per costruire il campo il campo largo in Sicilia. La coalizione che nel 2027 dovrà tentare di spodestare il centrodestra da Palazzo d’Orleans, infatti dovrà fondarsi necessariamente sull’asse M5s-Pd se vorrà avere qualche chance.
Il movimento cinque stelle siciliano, del resto, non ha nessuna voglia di cedere a diktat romani, come avvenuto alle ultime Regionali quando l’ordine di scuderia fu quello della corsa solitaria. L’effetto fu quello di una vittoria facile del centrodestra guidato da Renato Schifani.
“Le parole di Conte sul campo largo sono un segnale importante e che condivido – dice Luigi Sunseri, deputato regionale alla seconda legislatura – ma non credo che in questa fase ci siano delle ripercussioni sulla politica in Sicilia e sul percorso intrapreso con il Pd in tante realtà locali e a livello regionale. Sarebbe un discorso prematuro”.
Anche Adriano Varrica, che dopo un’esperienza alla Camera difende i colori M5s a Sala d’Ercole, interpreta le parole di Conte come un indirizzo chiaro ma comunque non sovrapponibile al quadro siciliano. “Conte non vuole distruggere il percorso fatto con il Pd ma chiede chiarezza sul perimetro della coalizione e questo mi sembra sacrosanto”, dice Varrica.
Il nodo Italia viva diventa consistente se da Palazzo dei normanni si volge lo sguardo verso Palazzo delle Aquile, dove i renziani governano la quinta città d’Italia insieme con il centrodestra. “A Palermo Iv è in maggioranza con il sindaco Roberto Lagalla e questo non può che essere un problema rispetto al percorso che si sta portando avanti all’Ars. In Parlamento M5s e Pd lavorano insieme con un’autentica opposizione al centrodestra. Per il resto – aggiunge – faccio fatica ad individuare i renziani in Sicilia”.
Nuccio Di Paola, coordinatore regionale M5s e uno dei papabili candidati alla presidenza della Regione, minimizza partendo da una constatazione: “Italia viva? A dire il vero non la riscontro in Sicilia. Per questo motivo – aggiunge – credo che la nostra regione non venga interessata da questa situazione”.
Di Paola poi prosegue: “Conte dice che il Movimento cinque stelle non vuole fare un percorso comune con Italia viva ma quel partito – conclude – in Sicilia di fatto non c’è quindi il problema non sussiste. Possibili ripercussioni sul dialogo con il Pd? Non credo, l’alternativa che stiamo costruendo in Sicilia è solida e basata sul rispetto reciproco”. Il campo largo in Sicilia, quindi, non è a rischio.
Il capogruppo all’Ars, Antonio De Luca, non ha dubbi: “Il dialogo tra M5s e Pd, che va avanti sia in Ars che fuori dal Parlamento, si fonda sull’opposizione al governo Schifani e sulla costruzione di un’alternativa di governo. Il rapporto tra noi e i dem è ben saldo”.
Parole nette arrivano anche da Antonino Randazzo, capogruppo M5s al consiglio comunale di Palermo, dove la presenza dei renziani è tangibile. “Sono assolutamente d’accordo con la linea di Conte – dice -. Un approccio con i renziani sarebbe per noi politicamente nocivo, il nostro elettorato non lo capirebbe”.
Frasi che giungono da chi vive quotidianamente il lavoro di opposizione in consiglio comunale. “I renziani a Palermo sono organici al centrodestra e contano un assessore in Giunta (Totò Orlando, ndr), in un’esperienza amministrativa a trazione FdI. Senza considerare che i meloniani al momento dettano le condizioni alla giunta Lagalla”.
Randazzo porta a supporto della sua tesi il caso della mozione sulle coppie omogenitoriali: “FdI ha deciso che non deve essere trattata e non mi sembra che da parte del cosiddetto ‘partito del sindaco’ siano arrivate prese di posizione nette contro questo quadro”.
Parole che portano dritte anche alla riflessione che Sergio Lima, componente della Direzione nazionale e della segreteria regionale Pd, ha affidato a LiveSicilia in una recente intervista: “Iv decida se vuole essere il partito che mette in luce le storture della sanità siciliana o quello che governa con questa destra al Comune di Palermo”, sono state le dichiarazioni di una delle persone più vicine alla segretaria Pd Elly Schlein nell’Isola e che però non appaiono come una chiusura netta ai renziani di Sicilia.
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03 Ottobre 2024, 19:15