26 Febbraio 2021, 06:03
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Giancarlo Cancelleri, da viceministro con Conte a sottosegretario con Draghi. Cosa cambia?
“Per me non cambia nulla. Io sento la responsabilità che avevo prima. È la stessa identica di adesso. Cioè riuscire con il mio umile contributo a dare una svolta ancora più incisiva al tema delle Infrastrutture in Italia e, aggiungo con un minimo di partigianeria, al Sud e in Sicilia”.
A proposito di Sud: ce n’è poco nella compagine di governo. Deve preoccupare o non significa molto?
“Sono cresciuto guardando ministri su ministri che dal Meridione al Settentrione si alternavano e poi le politiche non cambiavano. Abbiamo avuto una miriade di ministri siciliani. Alcuni hanno fatto delle cose, altri si sono dimenticati della Sicilia. Invece abbiamo avuto ministri non meridionali che si sono occupati con grande serietà dei problemi del Mezzogiorno. Non ha importanza il luogo di origine o di nascita. Mettiamo alla prova questo governo e vediamo se ci saranno le politiche per il Sud. Sono io il primo a contribuire affinché ci siano politiche buone per il Paese. La narrazione per luoghi di nascita rimane un po’ stucchevole. Al momento il Sud è un rimorchio deve diventare un secondo motore per far correre più veloce il Paese”.
Che effetto le fa governare con Forza Italia che per voi era u po’ come la kriptonite?
“All’inizio quando sono entrato nel Movimento chiunque era la kriptonite Ma quando abbiamo preso il 33 per cento dei voti nel 2018 dovevamo decidere se congelarli o mettere a frutto quei voti e prenderci la responsabilità di andare al governo. Così sono nati i due governi di Conte e questo. Non mi sento nel mezzo della pandemia di mettermi a fare lo schizzinoso. In una situazione del genere, con una crisi economica enorme, mettere da parte un po’ di se stessi per mettere al centro il bene di tutti è cosa buona e giusta, e anche cosa da coraggiosi”.
Il Movimento 5 Stelle si è spaccato su questo passaggio. Teme che ci possano essere altre defezioni?
“Secondo me è più che naturale. Si parla molto di noi ma non mi pare che gli altri in casa propria stiano benissimo. Ci sono discussioni intere a tutti gli schieramenti. Noi abbiamo perso un po’ di gente, compagni di viaggio importanti, penso a persone come Alessandro (Di Battista, ndr), come Nicola (Morra, ndr), con cui ho condiviso i tanti anni di crescita del Movimento, in particolare con Alessandro la grande battaglia delle Regionali. Però a un certo punto le strade si dividono, non so cosa faranno e non sta a me andarlo a sindacare. Noi abbiamo sempre avuto una regola, che sui temi importanti fossero gli iscritti a decidere. C’è stato un quesito sulla piattaforma ed è stato avallato dal 60 per cento degli iscritti”.
Ma davvero siete diventati “moderati e liberali” come dice Di Maio. Non eravate quelli del vaffa e del no euro?
“Io credo che il Movimento si è migliorato. Si sta migliorando perché sta crescendo nella competenza, nella capacità di riuscire a rapportarsi con gli altri, anche con le altre forze politiche. Ma è sempre lo stesso: i valori dell’ambiente, della solidarietà, della tecnologia, del miglioramento della qualità della vita dei cittadini sono rimasti i cardini del nostro agire politico. Noi abbiamo rotto le scatole per dieci anni con quello che si chiamava i telelavoro, oggi il Covid ci ha fatto scoprire che l’Italia era pronta. Un esempio questo per dire che tante battaglie continuiamo a portarle avanti. Accanto a tante convinzioni giuste abbiamo ragionato però su alcune convinzioni che potevano essere riviste. Churchill disse che chi non è pronto mai a cambiare idea non è mai pronto a cambiare nulla. Non me ne voglia Luigi, di cui ho grande stima, ma non mi piacciono le definizioni di moderato o liberale, mi sento una persona che si vuole mettere al servizio del Paese, sono e rimango quello e credo che il Movimento rimanga quello”.
In Sicilia vi alleerete con il Pd? Sui territori fin qui, a parte un paio di eccezioni non ci siete riusciti.
“Nel nostro caso non si è mai parlato di una alleanza strutturale. Le fusioni a freddo non servono, non generano niente di buono. Vanno fatte secondo me alleanze su programmi, che siano frutto delle necessità dei territori. Quella è la parte migliore. In queste amministrative passate sono partiti alcuni esperimenti nati dal territorio. Ora ci saranno amministrative importanti in Italia e anche lì ci troveremo a fare dei ragionamenti. Poi le prossime elezioni importanti saranno le regionali siciliane. Io non ho mai fatto segreto della mia convinzione che una alleanza fatta sui programmi che possa portare la Sicilia fuori dal pantano è fondamentale e si possono fare ragionamenti ottimi col Partito democratico e con alte forze civiche o politiche, come i Cento Passi e Leu. Ma il laboratorio rimane l’Assemblea regionale, dove i deputati si devono cominciare a parlare. Quella è la strada per un’alternativa a un governo che non mi pare stia brillando per capacità di soluzione dei problemi”.
Lei vuole sempre candidarsi alla presidenza della Regione?
“Io per ora voglio fare il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti. Voglio impegnarmi su questi temi. Ci sono tante cose importanti: il 2021 dovrebbe essere l’anno della conclusione dei lavori sulla Palermo-Agrigento, l’avvio dei lavori della Ragusa-Catania, la messa a gara della Catania-Palermo ferroviaria, una cosa che vale sei miliardi di euro, un’opera inserita nel Recovery che deve essere completata nel 2026. Questi tre per non citare tanti altri lavori che stavamo portando a termine, dalla Castelvetrano-Gela al grande nodo del Cas. C’è molta carne a fuoco per lavorare serenamente. Quello che verrà per le Regionali non è al momento tra i miei pensieri”.
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26 Febbraio 2021, 06:03