Candela, gli 007, Musumeci: il racconto dell'ex manager

Candela, gli 007, Musumeci| Dalle chat alla mancata nomina

Il racconto dell'ex manager della sanità

PALERMO – Una messinscena dai contorni surreali per mascherare il patto corruttivo, come sostiene l’accusa, oppure davvero Antonio Candela era convinto che stesse per entrare a far parte dei servizi segreti, come ritiene la difesa?

Il Tribunale del riesame in sede di appello ha rigettato la richiesta con cui i pubblici ministeri di Palermo chiedevano di condurre in carcere l’ex direttore generale dell’Asp 6 ed ex commissario anti-covid della Regione Sicilia, e il faccendiere Giuseppe Taibbi.

All’aggravamento della misura cautelare si sono opposti i legali delle difese, gli avvocati Giuseppe Seminara e Ninni Reina. È una questione di esigenze cautelari.

Mille e 800 pagine di chat

Agli atti dell’indagine sono state depositate le conversazioni via chat fra i due indagati. Oltre 1800 pagine che, secondo il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini, sono state “calibrate scientemente” da Candela per “accreditare la sua prospettiva difensiva”.

“Non è credibile”

Secondo l’accusa, “pur risultando plausibile che Taibbi abbia ingannato Candela con riferimento alla sua appartenenza ai servizi segreti e alla sua vicinanza a importanti cariche istituzionali (quali il presidente della Repubblica o il ministro dell’Interno” non appare “minimamente credibile che ignorasse gli accordi economici fra Taibbi e gli imprenditori della Tecnologie sanitarie spa”.

Taibbi avrebbe curaro solo i suoi interessi, altro che servizi segreti. Ad esempio facendo transitare anche l’Asp 6, di cui Candela era allora manager, sotto la regia della Centrale unica di committenza (la stessa alla cui guida sarebbe poi finito Fabio Damiani – pure lui sotto accusa – ex manager dell’Asp di Trapani). Il passaggio, che avrebbe consentito maggiori guadagni a Tecnologie Sanitarie, sarebbe stato spinto con il pagamento di tangenti.

“Mi volevano i servizi segreti”

Candela all’inizio si avvalso della facoltà di non rispondere. Poi ha ha chiesto di parlare con i pubblici ministeri. Ha raccontato che fin dal novembre 2016 Taibbi gli aveva garantito che sarebbe diventato uno 007. Candela sarebbe dovuto entrare in servizio il 1 maggio 2017 (ma tutto saltò per carenza di fondi) e poi il 1 maggio dell’anno successivo. Non se ne fece nulla, ma Candela ci credeva.

“Il nonno e bei capelli”

Candela credeva davvero che i servizi avessero notato il suon buon lavoro per snidare il malaffare nella sanità palermitana. Credeva che Taibbi avesse un rapporto diretto con Sergio Matterella, chiamato “il nonno”, e Marco Minniti, “bei capelli”.

Credeva che “talebano”, “cuccioletto”, “esaurito” e “fighetto” fossero i nomi in codice di altri agenti che Taibbi gli aveva presentato. Credeva che Taibbi facesse missioni in Libia con il nome di battaglia “Bagheria” ed era stato pure avvelenato con del mercurio.

L’incontro con Musumeci

All’inizio In Candela c’era la voglia di ripulire la sanità siciliana. Poi subentrò la necessità di ottenere un incarico quando non gli venne rinnovato il mandato all’Asp: “Il 18 novembre 2018 la Regione nomina i direttori generali e io non ero tra i nominativi. Ho conosciuto il presidente Musumeci all’epoca presidente della commissione antimafia dell’Ars; l’assessore Razza mi aveva dato rassicurazioni fino a tre giorni prima, per conto di Musumeci, che sarei stato nominato direttore generale a Catania; avevo preso pure casa a Catania”.

“Razza mi chiamò…”

E ha raccontato alcuni retroscena: “Il 17 novembre 2018 Razza mi chiamò dicendomi che l’indomani alle 15 sarei dovuto andare a Catania; i carabinieri mi accompagnano da Musumeci che mi riferì che non mi volevano a Catania in quanto personaggio scomodo; è il destino delle persone per bene mi disse; mi assicurò che avrei avuto altre nomine e che nel comunicato stampa avrebbe indicato che avrei avuto altre nomine successive cosa che poi avvenne (con la nomina alla cabina di regia sul Covid ndr)”.

“Un incaricon al ministero”

Passarono mesi senza alcuna svolta, nel frattempo “a luglio-agosto 2019 il presidente della Repubblica avrebbe assicurato a Taibbi un contratto a tempo determinato presso il ministero della Salute… e io continuavo a credergli… anche a dicembre 2019 mi diceva che si sarebbero aperte due finestre per questo incarico al ministero della salute…a gennaio 2020 manda messaggi che è a cena con il presidente della Repubblica… che il ministro dell’Interno Lamorgese si complimenta… mi diceva di pazientare per la nomina a ministero della salute.

Impossibile, secondo l’accusa, che Candela sia caduto ingenuamente in una trappola simile. Di avviso opposto la difesa.


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