La “malvagità” dell’ex pentito| Finti incidenti, ferite vere

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23 Gennaio 2017, 05:13

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PALERMO – I comportamenti degli imputati sono stati di “rara crudeltà e disumanità”. La loro “straordinaria efferatezza e malvagità” si è scagliata contro “poveri disperati disposti a subire anche mutilazioni e sfregi permanenti al volto in cambio di poche centinaia di euro, a fronte di profitti enormemente più elevati percepiti dal Candura e dai suoi sodali”.

Sono un pugno nello stomaco le motivazioni con cui il giudice per l’udienza preliminare Fabrizio Anfuso, lo scorso novembre, ha condannato l’ex pentito Salvatore Candura e gli altre tre imputati al processo per una bruttissima storia di truffa ai danni delle compagnie di assicurazioni. Candura ha avuto cinque anni. Stessa pena per Pietro Carollo e Maurizio Furitano. Due anni sono stati inflitti a Davide Scafidi.

Candura, 55 anni, credeva di potere beffare di nuovo lo Stato che lo ha smascherato per la seconda volta. Era già accaduto quando si inventò di avere rubato la Fiat 126, poi consegnata a Vincenzo Scarantino e imbottita di tritolo per ammazzare il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta in via D’Amelio.

Cacciato dal programma di protezione e rientrato a Palermo, l’ex pentito si era dato alle truffe con particolari agghiaccianti: avrebbero inferto delle ferite ai complici disposti a tutto pur di incassare gli indennizzi. Candura, però, ha commesso un errore. Aveva denunciato all’autorità giudiziaria di essere stato vittima di intimidazioni nella speranza, forse, di ottenere di nuovo la protezione di Stato. E invece gli agenti della Direzione investigativa antimafia lo intercettarono mentre diceva ai suoi complici “…di prendere delle bottiglie…” per sfregiare al volto alcune donne per incassare l’indennizzo.

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Gli investigatori scrivevano che “una sorta di firma d’autore del duo Salvatore Candura-Maurizio Furitano è la realizzazione di profondi tagli al viso delle persone coinvolte, quasi sempre giovani donne, che richiedono l’apposizione di numerosi punti di sutura e che vengono successivamente considerati sfregi permanenti”. Ed ancora: “Si sono dimostrati persone estremamente pericolose e senza scrupoli, non hanno dimostrato alcuna pietà nei confronti dei soggetti cui procurano profondi tagli e fratture”.

Le microspie descrivevano scene dell’orrore: “Cade sangue nella macchina”, diceva una donna distesa per terra sulle strisce pedonali in viale Regione Siciliana all’altezza di via Altofonte. Era arrivata a bordo della macchina di Candura, Ci volevano “due bottiglie di birra…appena lei non si vuole rompere, tagliala Totò, tagliale la mano…”, diceva Furitano.

Un altro agghiacciante episodio viene descritto dal giudice Anfuso nella motivazione: “Candura, insoddisfatto della gravità delle lesioni artatamente cagionate a una sua presunta sodale che, a volte, si prestava a fare la ‘vittima’ di falsi sinistri stradali, con le mani le aveva dilatato di 4 centimetri la ferita al volto, allo scopo di conseguire dalla compagnia assicurativa un indennizzo più elevato per sé ed i suoi correi”.

 

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23 Gennaio 2017, 05:13

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