03 Ottobre 2018, 15:25
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PALERMO- Si riaccende la polemica fra gli animalisti palermitani e l’Amministrazione comunale. Pomo della discordia restano i randagi in stallo al canile: è stato infatti assegnato il bando di 350mila euro all’unico soggetto che ha presentato regolare richiesta di assegnazione e a breve già venti cani dovrebbero essere trasferiti in due strutture di Caserta.
Un’assegnazione che ha messo in allarme le associazioni. Si tratta di un’Ati, associazione temporanea di imprese, composta dalla Dog’s town srl e la Pets bording house sas, aziende campane specializzate nell’accoglienza e addestramento dei cani. “Gli aggiudicatari questa volta non sono associazioni animaliste, non sono neanche onlus, ma un’associazione temporanea di impresa che ha come fine primario il lucro – hanno scritto in una nota le associazioni Felici nella coda Onlus, Ada, Uada Palermo, Enpa Palermo, Lida Palermo, Lega Nazionale per la difesa del cane, Oipa Palermo, Associazione Lo Scodinzolo –. Quello che ci lascia basiti è il modus operandi che l’amministrazione del Comune di Palermo reitera nel tempo. Gare al ribasso, già di per sé fuori norma visto il tipo di servizio. Inoltre i costi della manodopera sembrerebbero incongrui. Siamo di fronte a deportazioni di massa a fronte di qualche spazio vuoto che ben presto troverà un altro prigioniero. Lo gridiamo da anni, solo un’azione sul territorio consapevole e mirata potrebbe dare nel tempo dei risultati. E’ sempre quello il punto di partenza – hanno continuato – centinaia di milioni di euro a servizio di strutture vecchie, nuove, a norma o quasi che di un’emergenza ne hanno fatto un business”.
Insomma, per gli animalisti palermitani questo bando pubblicato a ottobre dell’anno scorso, e che solo oggi sta affidando venti cani, è solo uno spreco di denaro, a fronte di scarse iniziative concrete per arginare il fenomeno del randagismo. Inoltre volontari e associazioni rilevano che i fondi stanziati garantiranno lo stallo in queste strutture solo per sei mesi, dopo i quali, in linea teorica, i cani passerebbero definitivamente agli assegnatari e il Comune non sarebbe più tenuto a controllare e monitorare le condizioni degli animali. “Si tratta di venti cani tra i più aggressivi e meno empatici per essere adottati – hanno sottolineato gli animalisti -. Venti cani che diventano per l’amministrazione comunale di Palermo un numero dal quale liberarsi a fronte di un contributo garantito per soli sei mesi. Quel che succederà dopo, sarà un mistero”.
Già lo scorso gennaio le associazioni palermitane avevano inviato una diffida ufficiale contro il bando indetto dal Comune: “Ma naturalmente non abbiamo ricevuto nessuna risposta e nessun riscontro”, ha spiegato Giusy Caldo, volontaria al canile municipale e componente dell’associazione Ada.
Rispedisce al mittente tutte le accuse il dirigente comunale e responsabile del canile Francesco Fiorino: “Abbiamo agito e continueremo a farlo seguendo pedissequamente la legge – ha sottolineato –. Posso assicurare che abbiamo fatto tutte le verifiche del caso e continueremo a farle prima di affidare i cani alle aziende che si sono aggiudicate regolarmente il bando. L’amministrazione comunale sta facendo molto per cercare di arginare il problema del randagismo in città. Prima di tutto grazie al protocollo siglato con la Lav, Lega antivivisezione. Inoltre a breve partirà un progetto che coinvolge le otto circoscrizioni, l’ordine dei veterinari, le Asp e la Reset per il censimento, la cura e la sterilizzazione dei cani. Invito gli animalisti palermitani ad abbassare i toni – ha continuato – garantisco che il Comune sarà sempre aperto al dialogo e alla collaborazione costruttiva. Gli scontri servono a poco, ciò che conta è il risultato”.
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03 Ottobre 2018, 15:25