10 Novembre 2012, 21:26
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PALERMO – Non si placa l’eco della polemica in seno al Pdl, dove si fanno strada i cosiddetti formattatori, che però trascinano il consenso dei pezzi grossi del partito. All’assemblea autoconvocata da alcuni giovani esponenti, fra cui il consigliere circoscrizionale Domenico Macchiarella e Gianfranco Arone, si presentano anche i big come Giulio Tantillo e Giuseppe Milazzo, che portano istanze ancor più roboanti delle timide proposte formattatrici.
Non proprio timide in realtà, perché Macchiarella dice a voce alta: “Se non ci ascoltano ce ne andiamo”. Poi chiede tre punti chiari: tornare a parlare con le categorie, mettere il limite massimo di due mandati anche per i consiglieri e la completa rendicontazione dei soldi spesi dal partito. Al dibattito partecipano tante personalità di spicco come Portanova e Moschetti, ma anche diversi amministratori locali.
Giuseppe Milazzo è duro come già in settimana: “È un’idiozia far decidere chi deve candidarsi all’assemblea degli eletti. Ci siamo sempre appoggiati sulle decisioni degli eletti, che spesso non sono nemmeno votati ma scelti: questo non è un partito”. Giulio Tantillo rincara la dose: “Da oggi non riconosco la linea del partito e anche io, come Milazzo, non parteciperò a nessuna riunione fin quando le decisioni prese dagli organismi locali non verranno ascoltate”.
Un partito in crisi d’identità che vuole ripartire dal territorio, e quindi da chi i voti li conquista sul campo. Vista la resa dei conti non mancano attacchi veementi contro il triumvirato alla guida del Pdl regionale: “Vogliamo l’azzeramento dei vertici e un solo coordinatore che faccia da interlocutore e riferimento. Deve essere eletto dalla base e rappresentarla”, sentenzia Davide Gentile, presidente provinciale di Giovane Italia.
Il rischio concreto è quello di affondare, lo dicono un po’ tutti. Si teme soprattutto una legge senza preferenze, perché il logo del partito non ha più appeal. Le soluzioni da pensare vengono dalla pancia ma guardano anche all’esterno. Intanto Tantillo non esclude una clamorosa rottura: “Se il partito non cambia costruiremo un’altra cosa fuori dal partito ed io sarò con voi! Non deve passare il principio dell’appartenenza ma quello della competenza”.
A tentare di far da cerniera è il coordinatore cittadino Giampiero Cannella, unico dirigente presente, che però non nasconde il suo disagio: “Giovedì a pranzo stavo per uscire dal partito, ma Alfano ha mostrato la sua maturità politica puntando dritto alle primarie. Mi auguro che alle stesse partecipino personalità importanti, come Tremonti, per dare maggiore credibilità al vincitore”. Non implodere prima delle primarie sarà difficile, ma ancor di più lo sarà dopo. Oggi il Pdl è un partito che cerca la bussola.
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10 Novembre 2012, 21:26