Capaci, parla il pentito Avola: |"Volevamo fare la guerra allo Stato" - Live Sicilia

Capaci, parla il pentito Avola: |”Volevamo fare la guerra allo Stato”

"Un boss dagli Usa ci insegnò l'uso dell'esplosivo". L'istanza di ricusazione.

Mafia, il processo di Caltanissetta
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CALTANISSETTA – “L’esplosivo era morbido, della consistenza del pongo. Era all’interno di bidoni utilizzati per le olive. Ercolano mi disse di preparare due di questi bidoni pieni. Si parlava del fatto che si doveva fare la guerra allo Stato a partire dai magistrati. Lo abbiamo trasportato con una Fiat Uno bianca. Siamo arrivati a Termini Imerese e l’abbiamo lasciato in un rifornimento. I telecomandi li abbiamo consegnati dopo, quindici giorni prima della strage di Capaci”. Lo ha detto al processo Capaci Bis, che si celebra in Corte d’Assise d’Appello a Caltanissetta, il pentito catanese Maurizio Avola che sta deponendo sul tritolo usato per l’attentato al giudice Falcone. Avola aveva sostenuto di aver trasportato detonatori e tritolo provenienti da Messina e Reggio Calabria. Oggi sarà sentito anche un altro collaboratore di giustizia, Pietro Riggio. Cinque gli imputati nel processo “Capaci Bis”: Salvo Madonia, Lorenzo Tinnirello, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo e Vittorio Tutino.

E ancora: “Nel 92 ho conosciuto un esperto di esplosivi a casa di Aldo Ercolano (capomafia catanese, ndr). Era poco più alto di 1.80, robusto, capelli scuri. Vestiva elegante. Mi dicevano che era venuto per dirci come si preparava un esplosivo. Aveva la parlata tipica dell’italo americano. Mi fu presentato come appartenente alla famiglia mafiosa americana di John Gotti. Ci disse come funzionava questo esplosivo potentissimo, come piazzarlo, come ottenere le frequenze giuste e l’utilizzo del detonatore. Mi fu presentato perché doveva partecipare alla strage di Capaci”.

“Marcello D’Agata era contrario alle stragi e mi sconsigliò di parteciparvi, ma non voleva dire di no ad Aldo Ercolano. Vito Santapaola sapeva pure lui che portavo l’esplosivo a Termini Imerese ed entrambi erano contrari alle stragi, ma non si potevano opporre all’alleanza con i corleonesi”. A deporre nel processo Falcone bis, che si celebra in Corte d’assise d’appello a Caltanissetta, è il pentito Maurizio Avola, rispondendo alle domande del procuratore generale Antonino Patti. Avola aveva detto d’aver portato detonatori e tritolo provenienti da Messina e Reggio Calabria. Oggi sarà sentito con un altro collaboratore di giustizia, Pietro Riggio. “Il programma stragista – ha aggiunto Avola rispondendo alle domande dell’avvocato di parte civile Felice Centineo – cominciò nell’ aprile del 1991 quando fu deciso l’omicidio di Antonino Scopelliti. Fu deciso in provincia di Trapani in una riunione di capi mandamento. Doveva essere una catena di omicidi. Questa era la strategia”. Sono cinque gli imputati nel processo Falcone bis: Salvo Madonia, Lorenzo Tinnirello, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo e Vittorio Tutino.

Due imputati del processo d’appello sulla strage di Capaci, in corso a Caltanissetta, i boss Salvatore Madonia e Vittorio Tutino, assistiti dall’avvocato Flavio Sinatra, hanno presentato istanza di ricusazione del presidente della Corte d’assise d’appello e del giudice a latere. I due magistrati, secondo la difesa dei mafiosi, sarebbero incompatibili perché hanno celebrato e definito il cosiddetto “Borsellino quater” pronunciandosi sulla responsabilità di Madonia e Tutino. Entrambi i boss sono stati condannati all’ergastolo per la strage di via D’Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. Sull’istanza deciderà un’altra sezione della corte d’appello nissena. Il processo va avanti e la pronuncia sulla richiesta di ricusazione dovrà arrivare prima della sentenza.(ANSA).

 

 

 

 


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