06 Maggio 2018, 18:28
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PALERMO – La Cappella Palatina, Monreale e Cefalù, il pani ca meusa, la spiaggia di Mondello… Non servono pretesti per partire per una città meravigliosa come Palermo, scrigno d’arte ma anche di prelibatezze enogastronomiche e mare da sogno. Eppure i quasi 800 eventi organizzati in occasione della sua designazione quest’anno a Capitale italiana della Cultura – dal ritorno di donna Franca Florio, il quadro di Giovanni Boldini icona della Belle Epoque, alla grande mostra su Antonello da Messina, da Manifesta 12, una delle più grandi esposizioni europee itineranti, a un grande ciclo di spettacoli, incontri, musica, arte e teatro – sta facendo aumentare con percentuali a doppia cifra il numero dei turisti.
E l’anno scorso è stata la volta di Pistoia, l’anno prima di Mantova e nel 2015 di Siena, Lecce, Cagliari, Ravenna e Perugia-Assisi. A fare il punto con l’Ansa in chiusura dell’Assemblea nazionale degli albergatori italiani a Porto Cervo è il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca. “Eventi come questi indubbiamente sono un’ulteriore spinta per il turismo italiano – dice – ed è molto importante organizzarli al meglio. In questi parlavo con i colleghi albergatori di Palermo che mi hanno confermato il buon andamento della stagione. Ma il capoluogo siciliano è un città dal potenziale straordinario e ha anche degli alberghi veramente straordinari ma deve anche sfruttare questa occasione per riuscire ad attrarre di più il pubblico internazionale, altrimenti l’investitore non si avvicina…”.
Anche a Matera, che sarà capitale europea della cultura l’anno prossimo ed è stata immediatamente inserita tra i 52 luoghi da non perdere nel 2018 dalla Cnn come “il segreto meglio custodito d’Italia”, le cose cambiano velocemente. “E’ una città bellissima – sottolinea – ma non aveva una risonanza internazionale. Da quando è stata designata si parla della Città di Sassi su tutti i giornali internazionali. E’ una maniera per far conoscere le bellezze del nostro paese. L’Italia non è fatta solo di 4-5 grandi città superconosciute ma è una serie infinita di città minori, che poi non sono affatto minori ma solo poco conosciute, mille borghi, mille cose assolutamente straordinarie”.
Ma Bocca e i suoi già guardano al futuro e si preparano per per il 2020 quando sarà il turno di Parma, città di Verdi e Toscanini, delle cupole trionfo del Correggio e del Battistero in marmo rosa ma anche patria del prosciutto e del Parmigiano. “Ci stiamo preparando – racconta – e sarebbe bello festeggiare anche organizzando la nostra assemblea nazionale lì nel 2020. Parma ha avuto un grossissima crisi industriale con il fallimento della Parmalat, poi l’Authority alimentare che sembrava dovesse portare chissà che cosa e non ha portato nulla, non ha nemmeno l’alta velocità e ha un aeroporto che è stato fatto ma non ha collegamenti. Insomma una città che è passata da un momento di grande boom a un momento di crollo totale. Ma si è saputa coraggiosamente riprendere, è riuscita a reinventarsi. Proprio come ha fatto Torino, dopo che Fiat ha cominciato ad andare via e tutti l’avevano data per morta. Parma da un paio di anni sta rinascendo anche grazie alla Fiera, che guidata da persone molto in gamba organizza tanti eventi dal Mercante in fiera che ha raddoppiato le sessioni quest’anno a Cibus che si presenta con due padiglioni in più”.
Ma secondo Bocca è determinante lavorare sul post evento: “La scommessa è sul dopo. Si guardi il caso Olimpiadi: per alcune destinazioni il periodo successivo ai giochi è stato straordinario come ad esempio nel caso di Barcellona per altre assolutamente trascurabile come ad esempio ad Atene. Il grande evento ti fa conoscere e ti obbliga a fare degli investimenti infrastrutturali. Dopo bisogna saper sfruttare la fama e far tornare i turisti consolidando e rendendo strutturale la crescita”.
(dell’inviata Ansa Cinzia Conti)
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06 Maggio 2018, 18:28