16 Luglio 2013, 19:12
1 min di lettura
CAPO D’ORLANDO (MESSINA) – La polizia ha eseguito a Capo d’Orlando (Me) il sequestro preventivo dell’impianto di depurazione del comune di Capo d’Orlando. Gli agenti già nel luglio del 2012 con delle riprese video hanno accertato la presenza di una condotta sottomarina in resina del diametro di circa 40cm, collegata all’impianto comunale di depurazione e poggiata sul fondo, il cui sbocco era situato ad una distanza dalla battigia di 433 metri e ad una profondità di 9 metri. La macchia di liquame, generata dal copioso gettito di reflui fuoriuscito dalla condotta, si estendeva sulla superficie dal punto di origine verso est per circa 140 metri.
Un successivo sopralluogo all’esterno dell’impianto di depurazione reflui ha evidenziato la presenza di diversi cumuli di materiale fangoso, dei rifiuti prodotti dal processo di depurazione. Le irregolarità sulla gestione dell’impianto sono state poi appurate grazie ad una verifica effettuata dai poliziotti, e da personale dell’Arpa il 31 luglio 2012, all’interno dell’impianto. Diverse analisi hanno confermato il superamento di tutti i parametri previsti dalla legge in ordine allo svolgimento di un regolare procedimento di depurazione, con presenza di elevatissimi livelli di Escherichia Coli. L’indagine ha pure portato alla scoperta di un meccanismo di smaltimento illecito di rifiuti che in realtà ha permesso di utilizzare 234,70 tonnellate di fanghi da depurazione prodotti dall’impianto di Capo d’Orlando, classificabili come rifiuti speciali, per la produzione di fertilizzante biologico.
La ditta incaricata di smaltire in discarica parte dei fanghi accumulati da anni all’interno del perimetro dell’impianto, anziché conferirli in discarica, li trasferiva a Ramacca, presso un impianto di recupero per la produzione di compost biologico, un fertilizzante utilizzato in agricoltura.
Pubblicato il
16 Luglio 2013, 19:12