Catania

Il Capodanno, un “confine simbolico” tra passato e futuro

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29 Dicembre 2024, 07:29

6 min di lettura

A pochi giorni dal Capodanno è tempo di tirare le somme rispetto a ciò che è stato e stilare i nuovi propositi in vista di ciò che sarà. 

Questo importante momento dell’anno, con la sua simbologia di “fine e inizio”, segna infatti sia la conclusione di un ciclo temporale che l’inizio di un nuovo capitolo, creando un’opportunità unica per la riflessione e la crescita personale.

Il Capodanno simboleggia dunque un nuovo inizio, una “pagina bianca” da scrivere, ed è il momento ideale per fare bilanci, chiudere cicli e iniziare con nuovi obiettivi.

L’inizio dell’anno rappresenta un “reset psicologico” che aiuta ad elaborare il tempo trascorso, offrendo una pausa simbolica per riorientarsi nel presente e progettare il proprio futuro.

Tra rituali e tradizioni

I rituali di questo tempo narrano dei processi universali di trasformazione e di crescita. E, tra Natale e Capodanno, raccontano della vita, della morte e della rinascita, in un ripetersi ciclico che scandisce il ritmo dell’esistenza umana.

Cos’è il Capodanno se non il rito solenne del cambiamento radicato nella storia dell’uomo? Il passaggio che decreta la circolarità della vita, la fine e l’inizio, tempo che si rinnova in un eterno ritorno? Tutti elementi strettamente connessi all’“evoluzione” di ogni essere umano.

In molte culture del mondo -compresa la nostra- il Capodanno rappresenta dunque un “momento di transizione, rinnovamento e speranza”.

Così, all’inizio di un nuovo anno, si fanno ogni volta i conti e si affrontano le verifiche di ciò che è stato. Mentre si cominciano a formulare obiettivi e percorsi nuovi da intraprendere: “è l’occasione per lasciare il passato alle spalle. E accogliere il futuro con nuove energie e intenzioni positive”.

Molti rituali che accompagnano questo momento di passaggio sono ad esempio concepiti per attrarre abbondanza, felicità e buona sorte nel nuovo anno. Come mangiare lenticchie, fare brindisi o accendere fuochi d’artificio.

I tanti gesti tradizionali mettono in evidenza bisogni e desideri di rinnovamento che spingono verso la conclusione dell’anno in corso, ed insieme mostrano la necessità di sgomberare il campo da tutto ciò che è vecchio per far posto al nuovo. 

Questo è il senso del Capodanno: “una compresenza di resoconti e progetti, conclusioni e possibili novità, tra voglia di trasformazione e paura del nuovo, eccitazione per il cambiamento ed ansia per le mutazioni”.

Il simbolismo del dio Giano

Il mese di Gennaio prende il nome da Giano bifronte, antica divinità romana. 

A questo “dio con due facce”, una rivolta al passato e l’altra al futuro, è dedicato proprio il periodo della “transizione dal vecchio al nuovo’.

Giano è infatti il dio delle “porte” (in latino, ianua) e dei “passaggi”. I suoi due volti simboleggiano “ciò che è stato” e “ciò che sarà”, in una continuità tra fine ed inizio, tra chiudere col vecchio ed aprire al nuovo.

Il Capodanno diviene cosí metafora del “passaggio da ciò che si è già vissuto a ciò che ancora ci aspetta”, momento ideale per riflettere sul passato proiettandosi nel futuro con rinnovata energia.

Momento di riflessione e crescita personale

Il desiderio di miglioramento personale si manifesta attraverso i buoni propositi che puntualmente, ogni inizio anno, ognuno si prefigge di raggiungere nei prossimi 12 mesi.

Questo stimola una riflessione sul proprio comportamento e favorisce la crescita personale. 

L‘esame del proprio passato, attraverso un’analisi sia dei successi che dei fallimenti, aiuta a dare un senso al tempo trascorso e a pianificare il futuro, elaborando le esperienze vissute e trovando nuovi slanci e motivazioni.

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Psicologicamente il Capodanno fornisce, di fatto, un punto di riferimento per “chiudere un capitolo”, ed offre la percezione di “avere una nuova possibilità”, simboleggiando una nuova opportunità per ricominciare, rinnovare sè stessi e migliorare la propria vita.

Una continuità che porta con sé un’evoluzione

E cosí, ogni Capodanno, ci si illude che dopo la mezzanotte del 31 Dicembre tutto potrá trasformarsi, che il passaggio al nuovo anno segnerà una “rottura fragorosa” fra il passato ed il futuro, fra chi eravamo e chi speriamo di diventare, che se ne uscirà rigenerati e si potrá diventare delle persone nuove e diverse!

Questa è una fantasia inconscia radicata nell’immaginario collettivo. Che fonda la distinzione fra vecchio e nuovo su “cesure nette ed improvvise”. Su svolte radicali e trasformazioni grandiose, su cambiamenti sostanziali che rappresentano delle vere e proprie “rivoluzioni” nella propria vita e del proprio modo di essere.

Ma non sempre bisogna chiudere totalmente con il proprio passato e riorganizzarsi seguendo coordinate del tutto nuove. Un nuovo inizio non deve necessariamente essere una “negazione” di ciò che è stato quanto piuttosto, nei casi in cui è possibile, una “continuazione consapevole” attraverso il mantenimento di quanto di buono già c’è.

Abbandonando l’illusione della trasformazione radicale, il passaggio al nuovo anno rappresenterá cosí un “confine simbolico”. Un limite per dare senso alla continuità dei propri progetti e desideri. 

E poi ogni continuità porta sempre con sé un’evoluzione (insita in ogni essere umano). Anche se con tempi piú lenti, e di cui non sono visibili da subito le modifiche essenziali.

Pressioni sociali e aspettative connesse al Capodanno

Le aspettative sociali legate a questo periodo costituiscono un importante aspetto che può influenzare il vissuto emotivo di quanti se ne lasciano influenzare.

Viene infatti promossa l’idea che il cambio di anno debba essere accompagnato da “obiettivi grandiosi e cambiamenti rivoluzionari della propria vita”. 

Sebbene queste aspettative siano spesso motivate dalla volontà di incoraggiare la crescita personale, possono però diventare una fonte di ansia e preoccupazione e generare un senso di pressione.

Cambiamenti personali: stabilire il “proprio” ritmo.

I cambiamenti più autentici e duraturi spesso nascono da evoluzioni lente e costanti, e non da cambiamenti drastici e totali. Non è neanche necessario ottenere risultati immediati, perché la vera crescita richiede un tempo piú lungo ed un lavoro piú profondo.

Progredire gradualmente permette di costruire basi solide e “assimilare ogni trasformazione secondo il proprio ritmo”: scoprirlo ed accettarlo aiuta a vivere con minore ansia e maggiore fiducia nel percorso globale, sapendo che ogni piccolo passo conta.

Gradualità ed obiettivi realistici

L’anno che verrà sará qui a giorni: 

è legittimo sfruttare l’occasione della sua attesa per immaginare un futuro migliore, cosí come non è sempre deleterio mettere in atto il “rituale simbolico dei nuovi propositi ad inizio anno”, purché si stabiliscano “obiettivi realistici” che permettano di canalizzare l’energia verso traguardi concreti, anziché verso aspettative irrealizzabili che alimenterebbero piuttosto sensazioni di inadeguatezza e fallimento.

La specificità degli obiettivi consentirá di focalizzarsi sui passi pratici da intraprendere ed un approccio graduale renderá le sfide più accessibili, consentendo di progredire senza sentirne il peso opprimente.

Buon anno nuovo!

[La dott.ssa Pamela Cantarella, è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), in formazione presso Scuola di Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]

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29 Dicembre 2024, 07:29

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