“Capricci e affari” di Alfanino | Il giovane più uguale degli altri

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18 Ottobre 2016, 12:08

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Il simbolo è il cesso. Con rispetto parlando. A dare credito alla puntata di Report – andata in onda ieri, nonostante la diffida minacciata dall’interessato – Alessandro Alfano – fratello di Angelino, per noi affettuosamente ‘Alfanino’ – avrebbe un bagno tutto suo in ufficio: una struttura che sarebbe costata novemila euro secondo una collaboratrice, cinquemila e novecento, secondo l’azienda.

Dunque, non solo la fortunata e meritata carriera – in cui sicuramente non avrà avuto peso la carica dell’augusto fratello maggiore -, l’assunzione alle Poste con uno stipendio da duecentomila euro annuali, il trasferimento a Palermo, le prebende e i privilegi connessi naturalmente al ruolo. C’è da annoverare pure il ‘lo sfizio’ della toilette personale. Milioni di italiani vanno al lavoro ogni mattina, attrezzandosi come possono nel malaugurato caso di urgenze improvvise, Alfanino, no: lui ha il bagno incorporato. Con rispetto parlando.

Dunque, a dare di nuovo credito alla puntata di Report andata in onda ieri, Alfanino incominciò la sua sfolgorante scalata con le mostrine di segretario della Camera di Commercio di Trapani. E non c’è niente di male, né nel fatto, né nella circostanza di avere un fratello ministro dell’interno.

Certo – si annoti senza malizia – altri concorrenti al medesimo ruolo, al microfono di Giorgio Mottola, hanno sussurrato qualcosa circa “il nome del vincitore del concorso che circolava e che era lo stesso di chi poi lo vinse”. Qualcuno ha pure spifferato fuori dai denti: “Perché non ho presentato ricorso? E che mi mettevo contro il fratello del ministro?”. Una malevola sfumatura che porterebbe a pensare malauguratamente ancora a un paese borbonico, in cui ogni strada verso il posto sicuro è in realtà una trazzera di relazioni e favori. Però – a rifletterci – che male c’è nell’essere fratelli di un potente?

Certo – si registri per completezza di informazione – i sindacati delle Poste malignano ulteriormente: ‘Alfanino’ è responsabile del polo immobiliare, ma non può bandire appalti in quanto sfortunatamente dotato di una semplice laurea triennale, come stabilito dal nuovo codice. Per cui ci vuole uno accanto a lui, più qualificato: un architetto o un ingegnere. E uno potrebbe chiedersi, sempre perfidamente: allora perché gli danno uno stipendio milionario? Tuttavia, in fondo, che male c’è?

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Certo – ricostruisce a suo modo ‘Il Fatto Quotidiano’ – “C’è un punto da chiarire, nella storia di Alessandro Alfano, e riguarda la compravendita di una Porsche AG 986 Boxter, cilindrata 2.7, 228 cavalli, un bolide da 245 chilometri orari (…). Il medico veterinario Salvatore Speciale di Partinico, in provincia di Palermo, l’aveva pagata, nel settembre 2007, ben 22.200 euro. Il primo punto da chiarire è quindi il seguente: perché, il 3 giugno 2008, il dottor Speciale rivende il bolide acquistato appena 11 mesi prima a soli 1.355 euro? Come mai ad Alessandro Alfano, fratello dell’appena nominato ministro della Giustizia Angelino, accade di trovarsi dinanzi a un simile affare? (…) C’è però un secondo punto da chiarire: quella Porsche, Alfano junior, non la tiene con sé molto tempo. Appena due anni dopo, il 31 maggio 2010, la rivende a Giuseppe Pace. Questa volta il prezzo è giusto: 20mila euro. Salvo ulteriori sorprese e spiegazioni, insomma, Alessandro Alfano ci guadagna ben 18mila e 645 euro. Al di là del fiuto per gli affari, però, il punto è anche un altro, come Report ha sottolineato: chi è Giuseppe Pace? Parliamo dell’attuale presidente della Camera di Commercio di Trapani – componente della commissione del famoso concorso, secondo le cronache -. La stessa dove ha lavorato, come segretario generale il fratello del ministro”.

In effetti, Alessandro – incalzato dai microfoni di Report – è apparso un tantino in difficoltà. Come spieghi la differenza di trattamento a un giovane come te, magari laureato in pieno e col master, che per Poste italiane svolge il delicatissimo incarico di portalettere per poco più di mille euro al mese? E chi glielo toglierà mai dalla testa che il cognome Alfano c’entri qualcosa nella disparità di destini, al netto di inesistenti rilievi penali?

Alfanino un po’ ha boccheggiato davanti al microfono. Ha farfugliato qualcosa come: “A lei che interessa? – rivolto all’intervistatore – mi sembra che faccio un lavoro ben fatto”. Infine, si è dileguato come il vento, con un laconico ‘arrivederci’. Forse gli scappava la pipì.

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18 Ottobre 2016, 12:08

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