04 Dicembre 2024, 06:15
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Cara Giulia, quanto vorremmo che questa storia non fosse mai esistita. Per te, come per tutte le altre donne (tantissime, anche in Sicilia) che hanno perso la vita per l’odio di un maschio violento. Quanto desidereremmo riavvolgere il tempo. E non possiamo. Siamo testimoni dell’evento irreparabile.
Adesso che, nel tuo caso, ‘giustizia comunque è fatta’, c’è chi esulta. Almeno è stato evitato lo sfregio. Almeno c’è una sentenza di ergastolo per il tuo carnefice: Filippo Turetta.
Però, carissima Giulia, che dolore nel sapere che tu non tornerai. Che non ti incontreremo mai quaggiù, sperando che ci sia un lassù. Che senso di smarrimento nella giusta punizione, quando riporta a galla l’orrore.
Noi, su questa terra, non ti vedremo mai più. Tu non crescerai mai più. Tu non ti innamorerai più. Tu sarai un’assenza nel cuore di chi ti ama.
Ed è lo stesso sentimento desolato e affettuoso che colleghiamo alle figure delle ragazze siciliane massacrate. Con i loro sorrisi strappati, con la felicità spezzata, con il coraggio affidato ormai alla memoria.
Ed è questa la promessa solenne che ne scaturisce: dobbiamo cambiare. Altrimenti ci saranno altre Giulia, altre Marisa, altre Carmela e…
“La donna diventa un oggetto utile a soddisfare i desideri sessuali altrui, si completa il percorso di deumanizzazione della persona che si ha di fronte”.
Così ha scritto il nostro Riccardo Lo Verso, a proposito dello stupro del Foro Italico, riassumendo gli stereotipi che devono essere modificati. Perché il ‘mostro’ di turno, quali che siano le sue responsabilità, si nutre pure di un contesto.
Cara Giulia, giustizia è fatta. Ma la ferita non sarà mai sanata. Tu e le tue sorelle non ritornerete in mezzo a noi. E quanto vorremmo che non fosse così.
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04 Dicembre 2024, 06:15