22 Ottobre 2016, 17:37
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PALERMO – “C’è il sospetto di corruttela”. Silvana Saguto spiega così quella decisione. Il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, come previsto dalle norme, aveva appena incaricato l’ex prefetto Francesca Cannizzo di nominare tre commissari per vigilare sui lavori al Porto di Trapani. E la Cannizzo non perde tempo: chiama subito, appunto, Silvana Saguto: “Tuo marito non ha specialità in porti, vero?”. Ci mancherebbe. L’ingegnere meccanico Lorenzo Caramma “ha fatto cose al porto”, conferma la Saguto. “Io perché non devo nominare tuo marito che è persona che mi dà garanzie? È una cosa scandalosa?” insiste il prefetto. Già, perché mai non dovrebbe? Perché mai la cosa dovrebbe apparire scandalosa?
Magari perché Lorenzo Caramma, a detta proprio della moglie Silvana Saguto, poteva non essere all’altezza di quel compito. Un fatto che emerge da un altro dialogo intercettato dagli inquirenti. Poco dopo la conversazione con la Cannizzo, ricostruiscono i pm, l’ex presidente della Sezione misure di prevenzione parla al telefono con l’avvocato Roberta Pezzano proponendo anche la nomina del marito Gaetano Tagliavia nella commissione di vigilanza sul porto. “C’è un’opportunità di lavoro – spiega Silvana Saguto – che parte da Cantone attraverso il Prefetto di Palermo che deve nominare tre commissari che si intendano di porto, di cose di navi, di queste cose qua, e voleva nominare mio marito e gli ho detto di tuo marito”. Ma la Pezzano esprime subito i propri dubbi: “Non so se lui è… all’altezza”. Ma la Saguto la rassicura: “Ma all’altezza non sarà neanche Lorenzo, lo possono fare sicuro tutti e due…devono continuare… devono vigilare sull’organo che fa questi lavori perché c’è il sospetto di corruttela”. C’era il sospetto di corruzione, a Trapani.
Serviva, quindi, gente fidata. Non solo il marito di Silvana Saguto, ma anche, appunto, quello della Pezzano, ossia Gaetano Tagliavia. E in questo caso, la garanzia legata anche alle amicizie, come emerge dalla telefonata tra Saguto e Pezzano: “Ho detto (all’ex prefetto Cannizzo, ndr) io ci ho una persona a prescindere, ho detto è amica di Pignatone, quindi, una mia amica, il marito di una mia amica”. Un riferimento, quello all’amicizia tra la coppia Pezzano-Tagliavia e l’attuale procuratore capo a Roma, che ha infastidito la donna: “Non gradii – dice agli inquirenti la Pezzano – anzi, mi diede particolarmente fastidio che il nome di mio marito fosse affiancato al nome di Pignatone, perché ritenevo che l’abbinamento fosse finalizzato ad accreditare mio marito e perché pensavo che l’affezione profonda che lega la famiglia di Pignatone alla mia non potesse essere piegata per fini utilitaristici. Credo – ha poi aggiunto la Pezzano – che anche il nome di mio marito sia stato usato strumentalmente e sia servito, per la nostra vicinanza a Pignatone, ad accreditare l’iniziativa e forse la stessa figura della dottoressa Saguto”.
Anche perché, come detto, quell’invito sembrava prescindere dalle qualità professionali di Tagliavia: “Se ovviamente non nutrivo riserve sulle qualità morali di mio marito – specifica la donna – tuttavia temevo potesse non avere le competenze specifiche e le capacità tecniche richieste dal delicato incarico”. Dopo quella strana proposta, la Pezzano decide anche di chiedere un consiglio allo stesso Pignatone: “Le nostre famiglie, come ho già riferito, sono legate da un rapporto di amicizia sincera e sentii il bisogno di confrontarmi con l’amico, rassegnandogli non solo il contenuto ed il tenore di quella conversazione telefonica, ma anche le mie perplessità ed il mio disagio. Lui mi rassicurò – ricorda la Pezzano – dicendomi che era tipico della mia persona nutrire quel genere di riserve”.
Ma Pignatone riceverà anche una telefonata dall’ex prefetto Cannizzo, sempre riguardo a quella nomina, e lo riferisce all’amica Pezzano: “Pignatone mi disse – racconta la donna – di essere stato interpellato dal prefetto di Palermo sulle qualità morali e professionali di mio marito, di avere confermato in quel frangente l’affetto che provava per Gaetano Tagliavia ma di non essere stato in grado di riferire sulle sue competenze tecniche”. Ma allla fine, tanto rumore per nulla. Dopo queste interlocuzioni fitte, si scopre che la Cannizzo fin dall’inizio non aveva la competenza su queste nomine: “C’è un’incompetenza quanto una casa – spiega il prefetto alla Saguto – quelli mi fanno ballare appena faccio un provvedimento del genere”. “Peccato, quindi salta tutto” si rammarica la presidente della Sezione. “Ma è meglio – la rassicurazione della Cannizzo – da un certo punto di vista, perché Trapani ha la mano più libera di me, non è amico tuo”. “Perché, tu pensi di suggerirglielo?” chiede la Saguto. “Certo, ci mancasse”, ribadisce l’ex prefetto. Ci mancherebbe. Ma l’operazione del Porto, naufragherà prima ancora di partire.
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22 Ottobre 2016, 17:37