Caravaggio, i pentiti, la Svizzera| Una lista di nomi ai raggi X

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14 Luglio 2019, 18:46

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PALERMO – C’è una lista di nomi, alcuni dei quali di importanti antiquari, sul tavolo di magistrati e carabinieri che indagano sulla Natività di Caravaggio. Sono trascorsi quasi 50 anni dal furto della tela all’oratorio di San Lorenzo, a Palermo, e la Procura, titolare dell’indagine, batte più di una pista concreta.

Gli investigatori del Nucleo tutela patrimonio artistico di Roma, coordinati dal procuratore aggiunto Marzia Sabella, hanno interrogato alcuni pentiti storici: Francesco Marino Mannoia, Gaetano Grado, Giovanni Brusca e Gaspare Spatuzza.

Mannoia e Grado erano già stati sentiti nel maggio 2017. Il primo aveva ritrattato le sue vecchie dichiarazioni: il quadro non è stato distrutto. Grado, invece, ha raccontato l’inedita fase della vendita del dipinto, passato dalle mani del capomafia di Santa Maria di Gesù Stefano Bontade a quelle del boss di Cinisi Gaetano Badalamenti e, infine, consegnato ad un mercante svizzero. Dopo quasi cinquant’anni arriva una possibile svolta nelle indagini. C’è davvero la speranza di potere recuperare il quadro.

Il nuovo giro di interrogatori è servito per ricostruire i canali svizzeri utilizzati negli ultimi decenni dalla mafia per riciclare i soldi sporchi e chissà forse anche per piazzare il quadro.

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Il racconto di Grado ha fatto tornare di grande attualità una vecchia informativa. Il 18 dicembre 1996 l’allora maresciallo capo del Nucleo tutela patrimonio artistico di Roma Bruno Cerone era stato a Palermo ed aveva preso contatti “con la fonte confidenziale, nome in codice Pietro”. “Pietro sapeva che il furto fu ordinato personalmente da Stefano Bontade che per un certo periodo ha conservato il quadro ceduto qualche tempo dopo a Gaetano Badalamenti, probabilmente in cambio di un grosso favore”. Pietro aveva ricevuto la confidenza “da un personaggio di cultura della zona che ha visto il dipinto”.

La fonte Pietro è deceduta. E il “personaggio di cultura”? Di certo l”uomo che passava informazioni  Cerone ha anticipato il ruolo di Badalamenti, ricostruito vent’anni dopo da Grado. È Badalamenti il boss attorno a cui ruota il mistero della Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi. Don Tano è morto, ma ci sono persone vive che conoscono i suoi segreti.

A cominciare dal figlio Vito sul quale dal 1999 pendeva una condanna definitiva a sei anni per mafia. La non esecuzione della pena, trascorsi 12 anni, gli ha garantito la libertà. Vito Badalamenti ha chiuso il conto con la giustizia senza scontare neppure un giorno di carcere.

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14 Luglio 2019, 18:46

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