07 Novembre 2016, 19:08
4 min di lettura
PALERMO – Per un giorno, la situazione dei detenuti nelle carceri italiane ha ottenuto l’attenzione dei media nazionali. L’occasione è stata quella del Giubileo dei carcerati e dell’appello di Papa Francesco per “un atto di clemenza” nei confronti dei detenuti. Proprio mentre a Roma sfilava la manifestazione di Radicali, Unione delle Camere penali e Nessuno tocchi Caino – tra gli altri presente anche l’ex governatore Totò Cuffaro – che chiedeva appunto l’amnistia, con un corteo che da Regina Coeli ha raggiunto piazza San Pietro per l’Angelus. Durante il quale Bergoglio ha fatto appello alle autorità civili invitandole a prendere in considerazione “la possibilità di compiere, in questo Anno Santo della Misericordia, un atto di clemenza verso quei carcerati che si riterranno idonei a beneficiare di tale provvedimento”. Un appello analogo a quello rivolto al Parlamento italiano nel novembre 2002 da Giovanni Paolo II.
Ma l’amnistia, spiegavano i partecipanti al corteo romano di ieri, non è solo un atto di clemenza e ha a che fare, in Italia, con “l’affermazione e il ripristino della legalità”. Che non sempre il sistema carcerario italiano riesce a garantire. Sebbene negli ultimi anni i progressi non siano mancati. Anche in Sicilia. Lo conferma Pino Apprendi, presidente in Sicilia dell’associazione Antigone, che si batte per i diritti e le garanzie nel sistema penale. “La situazione nelle carceri siciliane è sicuramente migliorata negli ultimi anni. La popolazione carceraria è di 5.900 reclusi a fronte di una disponibilità di oltre seimila posti. Ma continuano a macchia di leopardo i problemi di sovraffollamento. E non solo quelli”. In pratica ci sono ancora singoli istituti penitenziari siciliani dove il sovraffollamento resta un problema. Secondo il Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, sommando i dati di ogni carcere che fa segnare presenze in eccesso, si arriva a 591 detenuti in eccesso. Le strutture con la più alta percentuale di affollamento sono Catania Bicocca, Agrigento, Caltanissetta, Augusta, Giarre.
Tra le maggiori criticità, Antigone segnala la situazione del carcere di Agrigento: “Ci sono problemi legati alla struttura, piove dentro. C’è sovraffollamento. E poi non c’è un direttore stabile”, segnala Apprendi. Problemi noti all’amministrazione penitenziaria. Tanto che Santi Consolo, direttore del Dap, al riguardo dichiara a Livesicilia: “Nella mia prossima visita in Sicilia mi riservo personalmente di fare delle verifiche” sulla struttura agrigentina. Dal canto suo, però, Consolo sottolinea come “la situazione della Sicilia è molto migliorata. C’è molta progettualità in atto e stiamo attivando due nuovi padiglioni detentivi, uno a Trapani e uno a Siracusa, in tutto 400 posti”. Altra novità in dirittura d’arrivo, annuncia Consolo, riguarda la struttura a custodia attenuata per donne madri che sarà attiva a breve a Barcellona Pozzo di Gotto”.
Insomma, non mancano le note positive. Accanto ai problemi. “In generale riscontriamo una carenza di personale. Per esempio di psicologi. Quelli di prima accoglienza sono molto importanti per chi ha per la prima volta l’impatto con il carcere – osserva Apprendi -. E mancano educatori e in alcune strutture on ci sono mediatori culturali a sufficienza, il che può creare grossi problemi visto che 1.400 detenuti in Sicilia sono extracomunitari”. Sotto organico anche il personale di polizia penitenziaria, che secondo i dati del Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria a settembre era di 3.868 unità contro le 4.770 previste.
Il tema principale resta quello di rendere le carceri un luogo di rieducazione che possa effettivamente permettere il recupero del detenuto. In questa prospettiva centrale è il ruolo del lavoro: “Abbiamo 300 progetti già approvati con offerte di lavoro ai detenuti. E il governo si sta attivando per finanziare con altri 40 milioni all’anno il compenso per il lavoro dei detenuti”, spiega Consolo. Che sottolinea anche la riuscita delle iniziative legate al Giubileo: “Abbiamo portato a San Pietro 800 detenuti e c’erano anche ergastolani, tutti in permesso. Dietro tutto questo c’è un grande lavoro e un’assunzione di rischio. Oggi a Roma stiamo consegnando i premi letterari per detenuti scrittori intitolati a Goliarda Sapienza, con madrina Dacia Maraini. Mercoledì a Roma sarà portato in scena un musical. “Il figliol prodigo”, realizzato da detenuti del carcere di Opera. Queste iniziative permettono di comunicare con la società rendendo liberi nello spirito”.
L’amnistia permetterebbe di alleggerire il numero dei reclusi, che in Italia sono più di 50mila, circa un terzo in attesa di giudizio. “L’amnistia servirebbe eccome, e va detto che quando si decide in questo senso la percentuale di recidiva è bassissima”, osserva Apprendi. In generale, Antigone e le altre associazioni impegnate sul tema chiedono un maggiore ricorso alle misure alternative al carcere. “Da tecnico non posso pronunciarmi sull’opportunità politica di un’amnistia. Io posso però dire che è bene creare tutte le condizioni che facilitano l’uscita dal carcere attraverso un percorso riabilitativo che passa dal lavoro”, osserva Consolo.
Pubblicato il
07 Novembre 2016, 19:08