Cari politici siciliani, smettetela di fare del male alla Sicilia

Cari politici siciliani, smettetela di fare del male alla Sicilia

Il teatrino e la lotta per il potere. Ma adesso si deve pensare alle emergenze.
PALAZZO DEI NORMANNI
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2 min di lettura

Cari politici siciliani, smettetela di fare del male alla Sicilia. I giochini di Palazzo possono essere tollerati fino a un certo punto. Hanno una dimensione scenografica che, per un po’, li rende attraenti. Sono ingredienti sapidi per una cucina giornalistica che riunisca, con il gusto della professione, fotogrammi di realtà da narrare. Anche per le rispettive tifoserie assumono il valore di una sfida appassionante, purché il rito sportivo sia limitato nel tempo. Poi, si deve passare alla seconda fase: quella in cui tutti pensano all’interesse generale, cercando di salvare la barca che affonda.

Cari politici siciliani, la Sicilia è una imbarcazione alla deriva, nel mare delle difficoltà. Ed è drammaticamente normale che siano i contesti già fragili a soffrire di più nella tempesta. La povertà delle famiglie, con i soldi di uno stipendio che finiscono già dopo due settimane, è una croce. Le bollette stratosferiche strangolano i meno abbienti. I servizi sono fatiscenti. La sanità pubblica è una chimera. E questo solo per citare alcuni capitoli del libro nero che ci riguarda.

Non tutto passa dalla classe dirigente isolana che, però, è chiamata a dare prova di compattezza e disinteresse personale, nelle legittime differenze. Altrimenti si rafforzerà l’immagine di una casta che vive nel privilegio e sbafa lo sbafabile, al cospetto di un popolo che muore di fame. Un filino di retorica? Basta citofonare a un qualunque padre di famiglia a piacere per sapere come stanno davvero le cose.

Ricapitolando. C’è un governo che appare gracile, presieduto da Renato Schifani, nato tra mille difficoltà e troppi compromessi, che si appresta a governare. Opporsi, discuterlo, avversarlo sarà buono e giusto. E non lo diciamo per il merito delle questioni, ma per il valore della democrazia. Tuttavia, ci vorranno critiche costruttive, non strumentali, perché il valore della politica non sta nella distruzione quanto, piuttosto, nella proposta alternativa. E saranno necessarie battaglie ideali e concrete, non la lotta all’ultimo fendente per un posto al sole. In ballo non ci sono gli ulteriori privilegi di chi è già privilegiato, ma le risposte da offrire alla disperazione di tanti.

Invece, le cronache, recenti e doverose, che rispecchiano i fatti, sulle mille guerricciole per il potere fine a se stesso, non richiamano la sostanza di una buona politica. Al contrario, ritraggono l’arroganza di una sedicente aristocrazia che non ha capito la situazione. La rispieghiamo in sintesi, perché difficile non è. Cari politici siciliani, impegnatevi per la Sicilia. E smettetele di farle del male. (Roberto Puglisi)


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