29 Giugno 2012, 20:42
2 min di lettura
Carissimo siciliano di Germania. Abbiamo messo questa foto apposta, perché scommettiamo che ti sei già commosso. E vinciamo facile. I tedeschi hanno la Merkel e l’ispettore Derrick. Noi abbiamo il sole e mammà. E quando Mario ha abbracciato la sua mamma in mondovisione ci è partita la lacrimuccia. Si sa: i Balotelli so pezze’ core.
Carissimo siciliano emigrato a Monaco, a Dortmund, a Francoforte. Ti sei preso la rivincita su crauti e birra. A partita calda, mentre sbirciavamo i volti teutonici rigati di lacrime finalmente umane, Gaetano ci ha scritto: “Ragazzi non potete capire…qui in ufficio in GERMANIA tutti a prendermi in giro per un giorno intero! da queste parti erano tutti convinti di liquidarci con 3/4 goal di scarto…e invece adesso per strada si sentono solo i clacson dei conterranei a ricordare che l’Italia non e’ solo mafia e malapolitica!”.
Sì, ti capiamo, Gaetano. Ti capisco. Ho un caro amico, Turiddu, che da anni sta lassù, dalle parti di Frau Angela. Lassù ha trovato amore, famiglia e affetto. Ma resta sempre palermitano doc. Infatti, per suo figlio Daniel, Turi si è fatto mandare la maglia di Corini dal medesimo. Daniel, poi, è volato via con le sue ali siciliane, in un cielo italiano. Con la sua stoffa rosanero.
Noi e loro apparentemente diciamo peste e corna l’uno dell’altro. Però in fondo ci amiamo, perché siamo speciali. I tedeschi sono grandi e tremendi. Sinfonie e campi di concentramento. Noi siamo belli e ripugnanti. La solidarietà e il furto. Ma questa è appena una bieca somma algebrica da cronista. Eppure, tra noi e loro c’è un’attrazione fatale. Guerre, amore, o partite, non riusciamo a mancarci nemmeno per cinque minuti. Ci sfottiamo, versando sangue.
Loro prendono in giro la pizza ca pummarola ‘ncoppa. Noi ridiamo per il dottor Kranz tetesco di Germania. Spaghetti, mandolino, wrustel, senape. E sul prato del pallone, trionfiamo sempre noi. Perciò confessalo, siciliano di Germania, hai goduto con una vibrazione particolare nel vedere il tedescone Neuer annaspare a centrocampo come il papero scemo di Villa Giulia (chi ricorda quel paperotto con l’aria da tonto e il color mocassino delle piume che non prendeva una briciola di pane, nemmeno se gliela mettevi sotto il becco). Ci basta saperti felice per ricordare la nostra felicità. Accade guardando dalla finestra, incontrando te e la tua commozione, fratello separato. Accade, sì. Ci sentiamo in contemporanea e senza retorica gemelli d’Italia.
Pubblicato il
29 Giugno 2012, 20:42