17 Luglio 2017, 13:07
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Caro buonista della porta accanto
La tua sentenza ha avuto lo schiocco di un pronunciamento implacabile. “Razzisti!”. Più che un semplice reflusso perbenista, in effetti, una spennellata di vernice rossa, un po’ ovunque, affinché tutti possano vederla e indignarsi. “Razzisti!”. E hai apposto un gigantesco punto esclamativo, per non lasciare un dubbio che sia uno sul numero dei decibel del tuo sdegno. I ‘razzisti’ sarebbero appunto quei sindaci dei Nebrodi che si sono visti recapitare – senza alcun preavviso, dicono loro – persone migranti in quantità e perciò hanno reagito con forza; qualcuno, certo, con azioni discutibili.
Tu – caro buonista – tutto hai osservato, dall’Olimpo della tua connessione, mentre eri in spiaggia, mentre assaporavi la frescura di un ufficio, di un appartamento arredato con eleganza e successivamente hai espettorato i sensi di un corrucciato rammarico: perché i migranti, sono (appunto, appunto) uomini e donne. In definitiva, persone umane. E non è umano aiutarli? Giusto. Come non essere d’accordo?
Ma una persona ha un corpo che interagisce con lo spazio e il tempo. E quei corpi devono essere sistemati e accuditi secondo dignità e decenza. Se diventano troppi, nonostante la buona volontà dell’accoglienza che in Sicilia – sui Nebrodi e altrove – mai è mancata, si pone un problema di rapporto di spazi, di tempi e di risorse, perché ogni principio sacrosanto di umanità, alla fine, deve individuare un modo per rendersi concreto, altrimenti rimane un chiacchiericcio etereo e inapplicabile.
Tu, buonista, te lo sei mai posto il punto dolente del ‘come’? Come accogliere? Come aiutare? Come rintracciare il difficile equilibrio tra solidarietà e vivibilità? Come mescolare a puntino la tensione opportuna della generosità, nell’ospitare chi viene, e la necessaria salvaguardia di chi già c’è?
Sovviene un esempio. Se fosse necessario aprire la porta di casa tua in nome del bisogno, dell’urgenza, del soccorso che a nessuno può essere negato, come ti comporteresti tu? Lasceresti il tuo frigorifero a disposizione degli affamati? Doneresti il tuo letto a coloro che sono stati fiaccati da un duro cammino? Organizzeresti un campeggio di sacco a pelo nel soggiorno? E questo non per reiterare l’altrettanto retorica e insopportabile esclamazione del ‘se li ami così tanto, perché non li ospiti?’, ma soltanto per rendere chiaro lo snodo. Tra l’accoglienza di chi arriva e il benessere di chi abita si insinua un drammatico ‘come’ che va risolto in una complessa e incessante opera di mediazione. Ecco perché quei sindaci non sono ‘razzisti’.
A te, tuttavia, della soluzione concreta non importa niente, tu vuoi pavoneggiare la tua vanità nello specchio di un riflesso che inorgoglisce, nella salsa di una umanità che non costa niente, nemmeno mezzo sacrificio. Eppure, come scriveva Balzac: “Arriva sempre un momento in cui la vanità sostituisce la realtà”. La tua misericordia è selettiva, intransigente, intollerante. Tu condanni le idee diverse sul rogo ideologico di un assolutismo che non ammette toni in chiaroscuro al cospetto dell’arianesimo del tuo perbenismo. Forse, più che buonista, tu sei, in senso tecnico e senza offesa, il razzista della porta accanto.
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17 Luglio 2017, 13:07