Undici anni fa l’omicidio di Daniele Discrede. Pubblichiamo una lettera scritta da suo fratello, Vito.
Sono undici anni che non sei qui con noi, Daniele. Ci manchi. La tua assenza è palpabile, reale, sostanza: inutile fare ghirigori, girarci attorno. Manchi nella quotidianità, tutti i giorni, nei piccoli grandi gesti che ti distinguevano: una telefonata per mandarmi a quel paese, un rimbrotto a Mary e Rosy, i ritardi con mamma, i siparietti con papà.
Manchi nelle tue iniziative scherzose (gavettoni, prese in giro, guasconate), dove ero maestro, inutili le imitazioni coraggiose ma vane. E manchi soprattutto nella tua generosità e nel tuo entusiasmo che era il marchio di fabbrica della tua vita.
Un marchio col sigillo della libertà, che hai voluto mantenere sino agli ultimi istanti della tua vita: hai scelto di combattere per le cose in cui credevi ciecamente e per questo hai tutta la mia stima e ammirazione.
Quaggiù “cummattiemu” o almeno ci proviamo; dopo undici anni e dopo aver visto e rivisto quello che è successo quel maledetto sabato di undici anni fa: nessuna risposta su chi è stato e sul perché di quella rapina poi finita tragicamente nella corsa in ospedale.
Ben due archiviazioni, oggi non si indaga più operativamente sul tuo caso, ma per fortuna questo tipo di reato non si prescrive mai. La delusione e l’amarezza è tanta e forte, a volte la tentazione di mollare tutto, di mandare tutto all’aria, di prendersela col mondo prova a prendere il sopravvento.
Noi abbiamo puntato tutte le fiches sulle istituzioni, sugli inquirenti, su chi è preposto alla giustizia in terra, come è GIUSTO che sia…. E ti accorgi che il risultato non c’è…. Rischi d’impazzire.
Poi ci ricordiamo di quando giocavi con noi a pallone, di quei momenti in cui invitavi tutto e tutti a lottare sino all’ultima stilla di sudore, sino all’ultimo respiro; di quando nel quartiere difendevi sempre i più deboli o prendevi le parti di coloro che subivano soverchierie; di quando nelle situazioni avverse, impossibili della vita col tuo sorriso infondevi coraggio e passione nell’affrontarle, mettendoti sempre in prima linea.
E allora noi continuiamo a tenere alta l’attenzione e la guardia, facendo appelli e ricordando il fatto quando ne abbiamo le possibilità; andiamo nelle scuole a raccontare, un cittadino comune, che perde la vita al lavoro per difendere sua figlia e l’incasso della giornata.
Un Uomo “normale” non preposto a prevenire o combattere il crimine, ma che comunque di questo può essere vittima. E sai i giovani restano assorti nel sapere chi eri, da dove venivi e cosa hai fatto.
Nel raccontarti come esempio di persona generosa, entusiasta e coraggiosa, portiamo avanti un messaggio di costruzione di un mondo migliore, portando avanti gesti di piccola quotidianità per puntare al bersaglio grosso: imporre a una minoranza di balordi un codice di messaggi, di usi e consuetudini onesti e riconosciuti, sino a doversi adeguare per sfinimento.
Raccontiamo di avere fiducia e ottimismo nel futuro, impegnandosi e contribuendo fattivamente a crearlo. Raccontiamo di Te Dani, che ci hai insegnato ad affrontare le avversità sempre e comunque e a non voltare la testa indietro, ad andare fieri di ciò in cui si crede. Per questo, anche se non fisicamente, sei qui con noi tutti i giorni, sei il nostro eroe.