29 Gennaio 2011, 18:44
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“Si può affrontare una riflessione critica sull’uso delle primarie, senza essere tacciati di volere privare i cittadini di uno strumento di partecipazione?” Antonello Cracolici questo Pd lo vuole cambiare e la cosa non è un mistero per nessuno. Di certo, quando accenna a un’insoddisfazione, poi precisa anche che “in giro non c’è di meglio”, Ma nel Partito democratico c’è qualcosa che non va, a cominciare dalle primarie e dai tanti referendum che in Sicilia si sono susseguiti contro la linea adottata dalla dirigenza regionale. Ma ben guardare, la situazione non è circoscritta all’Isola e coinvolge l’intero panorama nazionale. Così il capogruppo dei democratici all’Ars affida alle pagine virtuali del suo blog la riflessione sul futuro delle primarie, partendo questa volta dal ‘caso Napoli’.
“Possiamo assistere – scrive Cracolici – a quanto sta avvenendo con l’ipocrisia di chi finge di non vedere che si sta sfasciando nelle fondamenta il modello di partito costruito come comunità condivisa di uomini e donne? Napoli è solo l’ultimo esempio. Lì si sarebbe dovuta svolgere l’assemblea nazionale del Pd, invece sotto il Vesuvio è scoppiata l’ennesima grana che ha fatto saltare tutto. Assemblea rinviata e altro veleno (come se ce ne fosse bisogno). Non voglio entrare nel merito delle polemiche che hanno investito le primarie per la scelta del candidato sindaco a Napoli, dico però che solo degli irresponsabili possono continuare a tollerare tutto ciò”.
Secondo Cracolici “un partito senza autorità non può essere autorevole. Il Pd è nato attraverso le primarie, strumento straordinario ma fragile e delicato che, evidentemente, non abbiamo saputo usare. Non si spiega altrimenti quello che sta accadendo: le primarie da occasione di partecipazione sono state trasformate – e lo dico con grande dispiacere – in un campo di battaglia, in una guerra fratricida per il primato interno. A tutti i livelli il nostro partito sembra concentrarsi sulle primarie considerandole il momento giusto per misurare le forze interne, dimenticando che poi ci sono le elezioni ‘vere’. Da Milano a Gela, da Napoli ad Enna abbiamo assistito a vicende incomprensibili per i nostri elettori, consultazioni trasformate in tafferugli impossibili da accettare per chi ha creduto nel progetto del Partito Democratico”.
“E come se non bastasse – prosegue la nota – adesso oltre alle primarie per scegliere chi candidare, siamo passati ai referendum sulle politiche seguite dal partito, senza accorgersi che tutto ciò sta affossando una visione della democrazia fondata sì sulla partecipazione, ma parimenti sulla decisione e sulla responsabilità. E la cosa più insopportabile è essere sfottuti dai nostri avversari che possono utilizzare istituti fondativi della democrazia per entrare a gamba tesa nelle nostre discussioni, e influenzare le nostre scelte”.
“Evidentemente – conclude – dobbiamo ripensare l’utilizzo e le regole delle primarie, che di questo passo rischiano di trasformare ogni momento di consultazione in un campo minato. Per il rispetto che dobbiamo ai nostri elettori, in particolare ai nostri iscritti, dobbiamo impedire che la loro partecipazione sia distorta e trasformata in un uno strumento che qualcuno sfrutta per raggiungere obiettivi che poco, o nulla, hanno a che fare con quelli del Pd”.
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29 Gennaio 2011, 18:44