28 Novembre 2014, 08:53
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Caro Matteo, Presidente del Consiglio Renzi,
Ho deciso di scriverti questa lettera in occasione della tua visita a Catania. In evidente conflitto di interessi voglio comunque darti testimonianza della mia esperienza con L’Università di Catania. Una storia di passione per la ricerca e lo studio che però si è inevitabilmente scontrata con la situazione di diseguaglianza e discriminazione, che ancora oggi persiste all’interno della nostra Università, Vere e proprie “sacche di resistenza” fatte di privilegi e senza orizzonti di sviluppo. Il nostro Ateneo sta attraversando un momento delicato, Il nuovo Rettore, uno percepito dai più come un innovatore, sta ancora cercando di risolvere alcuni grattacapi interni: Il giudice del Lavoro ha disposto il reintegro del Direttore Amministrativo che era stato revocato a seguito di dissidi interni.
Il nostro Ateneo occupa sempre posizioni molto basse in quasi tutte le classifiche di valutazione, se parli con loro, con i “professori”, la colpa è sempre della “politica”, tutte le riforme che si sono susseguite hanno “distrutto” l’Università. Molti hanno fatto le barricate contro la Gelmini. A un certo punto ho sentito invocare l’art. 33 della Costituzione, a difesa del diritto di fare un po’ come gli pare. Altri ricercatori, intanto, soprattutto i più acerrimi oppositori del ministro dei neutrini, sono diventati professori di seconda fascia grazie a quella riforma. In questo contesto si inserisce la mia piccola testimonianza, e sebbene possa essere interpretata alla stregua di una “lamentazione”- come scrisse un Tuo concittadino – “mi è parso più conveniente andare dietro alla verità effettuale della cosa, che all’immaginazione di essa”.
Ho vinto il concorso di dottorato nel 2008, a quel tempo si trattava del primo ciclo in cui i dottorati del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali venivano unificati dando vita ad un corso unico. Sono riuscito a vincere senza “patrocini”, probabilmente perché in un temporaneo momento di “anarchia”, non c’è stato il tempo di ridiscutere gli assetti di predominanza. Una situazione dovuta in larga parte agli strascichi del caso Elio Rossitto. L’ex Professore, ex ideologo dell’Mpa di Raffaele Lombardo, ha patteggiato una pena per tentata concussione e violenza sessuale ai danni di una studentessa.
Ho intrapreso il percorso con impegno e grande spirito di abnegazione, cercando, parallelamente, di utilizzare le competenze acquisite in ambito extra accademico. Ho concluso il dottorato, conseguendo il titolo, e ho continuato a prestare “volontariamente” il mio supporto all’attività didattica del Dipartimento, in qualità di cultore della materia, assistendo tesisti e facendo parte delle commissioni d’esame. Naturalmente, nessun rimborso spese è previsto per questo tipo di attività, ma tutto ciò risulta difficile da digerire quando si vede l’Ateneo sborsare la cifra di 20.385 euro per un contratto di 6 mesi (leggasi 3.397 euro al mese) per un incarico di tutor d’aula.
Una condizione condivisa con tantissime altre persone. Ma per amore della ricerca si fa anche questo. Capitolo a parte potrebbe essere dedicato alla gestione delle risorse all’interno dei Dipartimenti: Trovi il Professore che fa vincere il dottorato al suo consulente fiscale sessantenne, togliendo di fatto il posto a qualche giovane brillante laureato; Trovi “professori” che non disdegnano di segnalare agli esami degli emeriti “asini” che pretendono di superare la prova solamente perché “amico di”. Se sei fortunato trovi anche il professore che “apprezza” il tuo lavoro e ti chiede “per favore” di acquisire digitalmente più di 10.000 microfilm, che sarebbero serviti ad un amico docente. Ma per amore della ricerca si fa anche questo, sarà apprezzato prima o poi, invece no.
Ne ho avuto la conferma definitiva qualche mese fa: il 9 giugno scorso ho avuto l’onore e il merito di essere stato accettato come relatore ad una conferenza internazionale sul tema “The Italian Left and Foreign Policy”, organizzata dal Dipartimento POLIS dell’Università di Cambridge (UK). La prof. Elisabetta Brighi, che insegna Politica e Relazioni Internazionali nella prestigiosa Università britannica, ha organizzato la conferenza alla vigilia dell’inizio del semestre europeo a guida italiana. Sono stato l’unico del sud Italia a partecipare. Mio malgrado rappresentassi l’Università di Catania ad una conferenza che ha visto tra i relatori gente del calibro di Gianfranco Pasquino, oltre a studiosi di tutta Europa e degli USA. Ebbene, quando ho chiesto in Dipartimento se vi fosse la possibilità di ottenere un sostegno economico per la trasferta, considerato che andavo a presentare un paper estratto dalla tesi di dottorato, mi hanno mandato a dire che tale possibilità non sussisteva, “visto che non ero strutturato”. Si tratta dello stesso Dipartimento che rimborsa i professori che vanno in missione nella propria città.
In ogni caso, non mi sono scoraggiato. Il nuovo Rettore sembrava avere recepito alcune istanze di rinnovamento sul piano dell’apertura alle nuove energie dei Dipartimenti, e infatti viene pubblicato un bando che enfatizza la parte meritocratica dell’accesso agli assegni. Il bando naturalmente non sta avendo vita facile, scegliere esperti “esterni” per la valutazione dei progetti di ricerca richiede tempo, il presidente della commissione si dimette per motivi di salute e quindi tutto si ridiscuterà a gennaio. Intanto sono passati sei mesi e la ricerca langue. Nell’attesa puoi anche provare a partecipare a qualche bando per le collaborazioni, ma non troverai mai un bando adatto a te: si passa dal “ragioniere con esperienza in campo medico”, all’esperto di protocollo che deve aver lavorato almeno 10 anni nella stanza n.2 del secondo piano. E non ti venisse in mente di pretendere trasparenza nelle procedure di selezione con una richiesta di accesso agli atti….. Ah, a proposito, che fine ha fatto il FOIA per l’Italia? Quando potremo avere un “freedom of information act” che ci faccia andare oltre l’interesse diretto, concreto ed attuale previsto dalla legislazione corrente? In modo da poter dare anche nuovo slancio al lavoro di ricercatori e giornalisti?
Qui non si tratta di pretendere di vincere, ma almeno che venga rispettata la legge. L’Università è un bene pubblico, non un sistema finalizzato a perpetuare privilegi. L’Università non è “Cosa Loro”, ma di tutti.
Ps: ma l’art.18 si applica anche ai professori universitari?
Angelo Capuano
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28 Novembre 2014, 08:53