14 Giugno 2016, 16:45
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PALERMO – Un appello firmato a Palermo da esponenti del del mondo della cultura, dell’università e della politica chiede che Luca Casarini, condannato a una pena di 3 mesi per aver, nel 2003, occupato un’immobile sfitto da anni attuando un progetto di autorecupero, possa scontare la pena ai servizi sociali e non ai domiciliari, come ha invece stabilito il Tribunale di sorveglianza. Casarini, 49 anni, originario di Venezia, vive e lavora a Palermo dal 2012 e aveva chiesto l’affidamento ai servizi sociali, in un progetto a favore dei migranti, con la comunità della Chiesa Valdese del capoluogo siciliano.
“Riteniamo che la condanna a tre mesi di detenzione domiciliare, col divieto assoluto di comunicare con l’esterno, negando la possibilità di commutare la pena nell’affidamento ai servizi sociali, sia del tutto sproporzionata” si legge nell’appello che sta circolando sui social. “Così come riteniamo inaccettabile l’allusione che la Questura di Palermo fa a un possibile legame tra il suo attivismo politico e la criminalità, organizzata e non, sapendo che in questa città criminalità organizzata significa mafia”. Domani si svolgerà un sit-in promosso da familiari, compagni e amici di Casarini in piazza della Memoria, presso il Tribunale di Palermo, con inizio alle 9. Tra i firmatari anche Emma Dante, Claudio Collovà, Davide Enia, Erasmo Palazzotto, Corradino Mineo, Peppino Di Lello, Beatrice Monroy e Giuseppe Marsala.
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14 Giugno 2016, 16:45