Caschi blu, penne al vetriolo | E una sentenza di morte

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18 Luglio 2012, 14:13

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La stampa italiana è unita da un unico filo conduttore: la Sicilia è a rischio fallimento. Non c’è quotidiano, perfino le edizioni locali, che non riporti la notizia dell’intervento di ieri del premier Monti nei confronti del presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo.

Il presidente del Consiglio ha chiesto rassicurazioni sulla certezza delle dimissioni, previste per il 31 luglio, del presidente della Regione, per consentire al governo di attuare le misure più adatte per arginare la grave crisi economica in cui versa l’Isola. Crisi denunciata prima dal vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello, da esponenti politici dell’Udc, vedi D’Alia, e del Pdl che, facendone una loro crociata, sono arrivati a chiedere il commissariamento della Regione. Evidenziata poi da reportage e articoli al vetriolo della stampa nazionale, primo fra tutti dal quotidiano Libero di Maurizio Belpietro.

E proprio Belpietro stamattina, in prima pagina, titola “La Sicilia è fallita”, prendendosi il merito dell’intervento di Monti. “Finalmente, dopo la denuncia di Libero il premier si prepara a commissariare la Regione che a forza di sprechi è arrivata sull’orlo della bancarotta”. L’articolo del direttore prosegue sulla falsariga di quello scritto venerdì scorso, riportando i numeri della vergogna, rispetto a dipendenti e stipendi dei deputati, costantemente paragonati a quelli della Lombardia. Anche Giampiero Mughini interviene con un articolo che titola: “Questi sprechi fanno vergognare. Da Siciliano dico: tagliamo l’Isola”. Si scaglia contro l’indipendentismo siciliano, nato in un momento storico diverso e che oggi non ha più ragion d’essere se non per perpetrare sprechi e agevolazioni dannose per i siciliani stessi. Interpellato, del resto come da tutti gli altri quotidiani, anche un costituzionalista, Giuseppe Verde, docente alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo, che ironico e sarcastico, risponde alle domande su un effettivo commissariamento della Regione: “Fosse per me farei arrivare i caschi blu dell’Onu per evacuare Palazzo dei Normanni”.

Stesso titolo per “Il Giornale”, la Sicilia è fallita anche per Nicola Porro. Prima pagina, caratteri cubitali. Numeri in evidenza, tabelle e prospetti che a quanto pare fanno inorridire: tra forestali, camminatori e stipendi record. L’addio alle isole felici, in cui l’autonomia diventa una diseconomia, il crac siciliano riesce persino a mettere pace fra Porro, da sempre ipercritico nei confronti del governo tecnico, e Mario Monti: “Quando però l’esecutivo tecnico riesce a rompere la convenzione all’inciucio, quando manifesta in modo trasparente una sana volontà di cambiamento riformatore, ebbene quando c riesce, come in questa occasione, occorre dargliene giusto merito”.

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Gian Antonio Stella, dalle pagine del Corriere della sera, tralascia i numeri e trova le ragioni dell’annunciato crac in “quel patto clientelare rinnovato da troppi anni”. Così titola Stella il suo editoriale chiarendo fin dalla prima riga la sua posizione, dipingendo una Sicilia come un mero pozzo di voti a cui attingere a ridosso delle elezioni con il benestare di tutti i partiti, compresa la Lega Nord: “Senza i voti isolani, la destra non avrebbe mai vinto a Roma e Maroni non sarebbe mai entrato al Viminale”.

Critico anche Massimo Franco che evidenzia l’assurdità di chi commenta la missiva di Monti con un semplice “ci si occupi dell’Italia e non dei conti siciliani”. Per Franco “così si perpetuerebbe un’idea di separatezza usata come alibi per impedire che le cose cambino”. Infine il Corriere pone l’accento, cosa che non fanno gli altri quotidiani, su un presunto “piano B” del presidente Lombardo, che potrebbe ricorrere all’autosospensione invece delle dimissioni, che di fatto porrebbe tutti i poteri in mano a Massimo Russo, vicepresidente da pochissimo, lasciando giunta e dirigenza allo stato attuale.

Autonomia uguale a poltrone, il sistema di don Raffaele califfo della Regione Bengodi”. Il titolo è abbastanza esplicativo: anche Repubblica, con la firma di Attilio Bolzoni, punta il dito sul sistema di clientele e favori personali su cui si regge la politica siciliana. Scatta così il parallelismo fra Cuffaro e Lombardo: “Il governatore tutto d’un pezzo Raffaele Lombardo, che tanto ingenerosamente ha sferrato attacchi al suo ex amico Totò Cuffaro, ha dimenticato tutto quello che l’attuale detenuto di Rebibbia aveva fatto per lui”, e così via mettendo sotto la lente di ingrandimento le numerosissime nomine fatte, a detta di Bolzoni, con fini elettorali e per ricambiare favori, i fondi europei non spesi per gli investimenti, mentre si sperpera per gli stipendi d’oro dei dirigenti e dei deputati. Tutto questo accade, mentre all’Ars si litiga per il ddl blocca nomine, non accorgendosi, scrive invece Silvio Buzzanca, che Moody’s ha perfino “tagliato il giudizio sulla Regione”.

 

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18 Luglio 2012, 14:13

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