21 Settembre 2011, 21:25
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La maggioranza è uscita indenne. Ma la maggioranza, oggi, non c’era. Ancora una volta, così come accaduto il 12 luglio, la discussione sulla mozione di censura all’Assessore alla Sanità Massimo Russo ha finito per far emergere le contraddizioni dei partiti che sostengono il governo. Maggioranza e opposizione, però, dopo essersele date di santa ragione per tutto il pomeriggio hanno deciso di prendere fiato fino a martedì. Per vedere se la diplomazia può scongiurare la guerra.
E davvero di guerra si può parlare, quando il capogruppo del Pd Antonello Cracolici ha annunciato: “Noi usciamo dall’Aula. Il presidente Cascio ha dimostrato scarso equilibrio”. La “colpa” del presidente dell’Ars, quella di non aver accettato la (ri)proposizione della stessa pregiudiziale che a luglio aveva “stoppato” la discussione della censura. A ruota hanno annunciato l’Aventino il capogruppo dell’Mpa Francesco Musotto, quello di Fli Livio Marrocco (“ma rimanendo assai critici sull’operato di Russo”), e quello di Alleati per la Sicilia Nunzio Cappadona. Uscita polemica, certo. Ma anche “strumentale” a far naufragare il numero legale.
Unica voce “stonata” nella maggioranza, quella di Giulia Adamo, che nei giorni scorsi era andata giù dura su Russo. “Noi non usciamo dall’Aula. Ma ci asterremo in caso di voto segreto”. Ecco la chiave di tutto. Il “segreto del voto”. Che, anche a detta di alcuni esponenti del Pd, avrebbe quasi certamente mandato sotto la maggioranza. Una maggioranza che si è spaccata prima ancora di spaccarsi davvero. Durante le schermaglie della seduta, infatti, appariva chiaro che pezzi del Pd non si sarebbero schiodati dai propri seggi, garantendo probabilmente il numero legale, e quindi il voto.
Bernardo Mattarella, Pino Apprendi, Miguel Donegani, Giacomo Di Benedetto e forse qualcun altro tra i democratici, non sarebbero usciti dall’Aula. Giustificando i commenti post-seduta di qualche deputato Pd: “Col voto segreto, andavamo sotto”. Ma, come detto, è arrivata la mediazione di una combattiva Giulia Adamo che ha proposto all’opposizione la rinuncia al voto segreto e l’intervento dello stesso Cascio, che ha voluto evitare di forzare la mano. Su questo si lavorerà nei prossimi giorni, cercando di comporre la frattura tra maggioranza e opposizione.
Furioso il capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini: “E’ la prima volta che una maggioranza abbandona vergognosamente l’Aula. Di solito sono le minoranze a farlo. Pd, Mpa, Fli – ha detto – decidono di disertare l’Aula, per non consentire la discussione sulla mozione. E’ evidente che, nell’ormai scoppiato calderone della maggioranza, che sostiene Lombardo, i più non avrebbero garantito una difesa ed un sostegno alla posizione dell’assessore Russo”.
Ma la frattura che si è palesata oggi all’Ars non è solo politica, bensì anche istituzionale, nonostante i toni distensivi del presidente Lombardo all’uscita dall’Aula: “Ringraziamo il presidente Cascio per la scelta di rinviare tutto a martedì. Una scelta di buon senso”. Ma poche ore prima, il governatore aveva fatto scudo al “suo” assessore, con accenti molto duri: “Questa è una mozione di sfiducia travestita da censura. Ma il governo è dalla parte dell’assessore Russo. Se l’opposizione vuole, può provare a sfiduciare il governo”, ribadendo la necessità che la pregiudiziale venisse approvata.
“Su questo ho deciso e non torno indietro” era stata la replica del presidente Cascio, che aveva dichiarato inammissibile quella pregiudiziale, anche di fronte alla richiesta di Cracolici di riconvocare la Commissione regolamento: “La decisione di convocare la commissione – la secca replica di Cascio – spetta al presidente. E il presidente ritiene di non doverla convocare”.
La scelta di Cascio di non recedere di un passo ha sollecitato la ferma presa di posizione del presidente della commissione Antimafia, il democratico Lillo Speziale: “Oggi si rischia una rottura grave tra il presidente e questa Assemblea”. Il presidente, così, ha deciso di interrompere l’Aula. Nei corridoi, si assisteva alla “conta” dei deputati: verrà garantito il numero legale al rientro in Assemblea?
Al ritorno in Aula, in effetti, i capigruppo di maggioranza, come detto, hanno annunciato la loro uscita. Tranne Giulia Adamo: “Noi abbiamo espresso il nostro parere negativo sull’assessore Russo – ha detto – ma, visto il richiamo del presidente Lombardo alla fedeltà a questo governo, il nostro gruppo voterà contro la mozione. Ma non lasceremo l’Aula. Chiediamo solo all’opposizione di ritirare la richiesta del voto segreto. Se invece si richiederà il voto segreto, noi ci asterremo”.
Ma non c’è stato bisogno. Un intervento un po’ a sorpresa del presidente Cascio ha deciso di chiudere la seduta e di rinviare la discussione a martedì. “Io – ha detto – ho sempre garantito l’equilibrio e non mi sono mai fatto tirare la giacca da nessuno. L’uscita dell’Aula creerebbe un precedente gravissimo, ma non vado avanti con metà aula vuota. Spero che la prossima settimana i deputati rivedano la scelta di salire sull’Aventino, che non fa bene a nessuno”. Una decisione “di buon senso”, come sottolineato dal governatore. Buona per evitare lo scontro istituzionale inevitabile. Ma il nodo rimane. “Sulla pregiudiziale – ha aggiunto Cascio all’uscita dall’Aula – non torno indietro”. Insomma, prima o poi quella mozione va discussa e votata.
Ma si lavora già a un compromesso: consentire la discussione sull’attività dell’assessore Russo già la prossima settimana, trasformando però la censura in un ordine del giorno, come proposto già dall’Udc. Uno strumento buono per evitare di far emergere, per “colpa” del voto segreto, le lacerazioni di una maggioranza. Che oggi, all’Ars, non c’era.
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