Cascio, promesse e 'tradimenti': "Saranno cavoli amari"

Cascio, promesse e ‘tradimenti’: “Saranno cavoli amari…”

Lo sfogo dell'ex candidato: "Non starò qui a farmi prendere in giro".
PALERMO, LA GIUNTA
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“Ma che le devo dire… Io aspetto di sapere ufficialmente come finisce il film. C’era un impegno solenne sul fatto che io sarei diventato vicesindaco. Non lo sarò? Può essere tutto, conosco la politica. Ma non starò qui a prendere timpulate. E saranno, comunque, cavoli amari per la città, non per me. Non è mica un fatto personale, come ho sempre spiegato. Però, non sarebbe bello cominciare una sindacatura non dando corso a una promessa. E non credo che Roberto Lagalla vorrà prendersi questa responsabilità”.

Parole di Francesco, ‘Ciccio’, Cascio, corrispondenti a un sentimento senza più cautele. Una chiacchierata con i crismi di un legittimo sfogo. Non che nelle precedenti interviste non ci fosse sincerità, ma c’era una maggiore accortezza. Ora che, come sembrerebbe, quella vicesindacatura si allontana, ecco che la lingua batte dove il dente del Palazzo lascia solchi profondi.

Francesco Cascio – chi ha seguito la campagna elettorale lo può testimoniare – non ha mai anteposto un esclusivo interesse personale al resto. Faceva il medico vaccinatore, lontano dai bignami della politica. Lo hanno richiamato in servizio come candidato sindaco di Forza Italia. Una gara che non ha mai avuto inizio, per la confluenza del centrodestra proprio su Lagalla. Poi, l’idea: nominarlo vicesindaco, di cui si è raccontato in sede di trattative. E adesso, nella dialettica che prevede il conflitto interno per un posto in giunta, un obiettivo che, a poco a poco, appare in dissolvenza.

“Io non lo so come finirà questa storia – dice il dottore Cascio -. Certamente non sono un fesso. Altrettanto certamente ho avuto rassicurazioni da persone che si sono impegnate. Più tardi incontrerò Gianfranco Miccichè e vediamo che mi dirà. Ripeto: che il mio nome non sia nella lista di Forza Italia ci può stare. La mia era una posizione fuori concorso, stabilita prima. Oggi confermata dai risultati dei partiti, aggiungo. Se io mi fossi candidato, lo sa come sarebbe finita? Come a Verona, sarebbe finita. Ma, insisto, non è un problema personale. Non ho bisogno di un posto al sole. Faccio il medico. E’ stato preso quell’impegno solenne che dicevo nei confronti di Palermo e va mantenuto”.

Cose palermitane. Cose della politica. La corsa di ‘Ciccio’, che voleva imboccare il portone di Palazzo delle Aquile, con tanto di video poi abrogato, rischia di fermarsi qui. Lui incalza: “Non resto certo a farmi prendere in giro, è chiaro che seguiranno le mie decisioni”. Perché siamo a questo punto? Perché nelle guerre di Palazzo, spesso, conta soprattutto la forza. Essere soli è un problema. Essere coerenti, alle volte, una colpa. (Roberto Puglisi)


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