26 Marzo 2019, 16:46
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PALERMO – La Procura aveva chiesto un risarcimento di quasi 240 mila euro. Per i pm contabili, i responsabili di questo danno all’erario erano stati i sindaci di Casteldaccia Fabio Spatafora e Giovanni Di Giacinto, assieme ai dirigenti comunali Maria De Nembo e Alfio Tornese. Ma la Sezione giurisdizionale della Corte ha assolto gli ex primi cittadini e i burocrati dalle accuse.
La questione riguardava la mancata demolizione e i mancati introiti legati all’occupazione da parte di privati di ben 31 immobili nel territorio palermitano. Tra questi, la villetta di contrada Cavallaro dove i primi di novembre del 2018 sono morte nove persone in seguito a un nubifragio.
Secondo i pm contabili, infatti, la mancata demolizione degli immobili avrebbe automaticamente comportato il passaggio degli stessi al patrimonio del Comune. A quel punto, il Comune stesso, secondo la Procura, avrebbe dovuto incassare i corrispettivi per l’utilizzo, appunto, delle case abusive fin dal 2008.
Ed è su questi aspetti burocratici che ruota la sentenza che ha assolto ex sindaci e burocrati. Secondo la Sezione giurisdizionale, infatti, questo “automatismo” che comporta il passaggio del bene dal privato al comune in caso di abusivismo, non è così pacifico. Anzi, secondo i giudici della Corte dei conti, serviva un passaggio ulteriore, anzi più di uno per fare in modo che i sindaci potessero incassare le somme che per la Procura rappresentano appunto il “danno all’erario”.
“La notifica dell’atto di accertamento dell’inottemperanza alla demolizione – si legge nella sentenza – costituisce indispensabile titolo per l’immissione nel possesso e per la trascrizione nei registri immobiliari, integrando così un passaggio indefettibile ai fini del perfezionamento dell’acquisto in favore dell’Amministrazione, che nella fattispecie in esame è risultato del tutto omesso o non dimostrato”. Senza quella notifica, insomma, non si può parlare di immobile già passato nel patrimonio del Comune.
Dopo l’atto di accertamento dell’inottemperanza e di acquisizione al patrimonio comunale, “deve seguire – proseguono i giudici – l’iscrizione dell’immobile nell’inventario del Comune con le conseguenti incombenze a carico dei responsabili della gestione del patrimoni”. Tutto questo non è mai avvenuto. Ma c’è di più: secondo la Sezione, infatti, l’utilizzo di questi beni per “fare cassa”, è solo una ipotesi residuale e che comunque deve ulteriormente accertata, anche attraverso un atto del Consiglio. “Non risulta infatti – si legge sempre nella sentenza – che vi sia stata l’apposita deliberazione consiliare, non sono state elencate eventuali istanze di privati e provvedimenti di concessione da parte del Sindaco con contestuale quantificazione dell’indennità di occupazione; non è stata neppure dimostrata la concreta idoneità di ciascun immobile ad essere adibito a civile abitazione pur nell’ambito della speciale concessione”. E mancherebbe quindi “la prova specifica e puntuale in merito ai presupposti necessari per la configurazione di un diritto di credito certo, liquido ed esigibile in capo al Comune”. La cifra che doveva scaturire cioè dalla verifica della “durata dell’occupazione sine titulo” dell’l’agibilità e “l’utilizzabilità per scopi umani in condizioni di sicurezza per l’incolumità e per la salute” delle “condizioni strutturali e il valore del bene la misura dell’indennità di occupazione”.
Il commento di Di Giacinto
“Sono soddisfatto per la sentenza odierna della Corte dei Conti che definisce il campo delle responsabilità del Sindaco in materia di utilizzo dei beni immobili realizzati abusivamente – afferma il sindaco Giovanni Di Giacinto. La Corte dei Conti – prosegue – ha fatto chiarezza rispetto ad una vicenda che adombrava responsabilità che invece non erano imputabili quale Capo dell’Amministrazione, citando espressamente in sentenza le leggi che garantiscono e tutelano il diritto all’abitazione, così come gli atti obbligatori per il Consiglio comunale e le norme per la quantificazione delle indennità dovute al Comune e le procedure amministrative cui ottemperare”. Alla soddisfazione per l’esito del procedimento della magistratura contabile, il sindaco Di Giacinto aggiunge anche il monito con il quale guida l’Amministrazione comunale. “Da parte mia non verrà mai meno, specie dopo i fatti luttuosi dello scorso anno dovuti all’abusivismo ed al dissesto idrogeologico – dichiara il sindaco Giovanni Di Giacinto – una tempestiva, seria e costante repressione del fenomeno dell’abusivismo edilizio che reca grave pregiudizio agli interessi pubblici urbanistici ed ambientali”.
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26 Marzo 2019, 16:46