11 Novembre 2013, 20:15
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TORINO – Il procuratore di Torino Gian Carlo Caselli va in pensione a fine anno. Lo fa pochi mesi prima di raggiungere il limite d’età, il prossimo 9 maggio e inviando una e-mail a tutto il suo pool di aggiunti e sostituti. “Mi spiace – scrive – lasciare il lavoro di Procura, ma ancor più, credetemi non è frase fatta, lasciare tanti amici, cioè tutti voi che (ciascuno nel suo ruolo) avete fortemente contribuito, in maniera decisiva, a fare dell’ufficio un sistema funzionante a livelli di eccellenza. Ve ne sono e ve ne sarò sempre immensamente grato”.
Caselli è uno dei magistrati più noti d’Italia. Dalle sue mani sono passate inchieste che hanno segnato tappe importanti della storia nazionale: dal terrorismo alla mafia. Guidava la procura di Torino dal 30 aprile 2008, ma la sua entrata in magistratura risale al 1967. Negli anni Settanta con Mario Griffey e Luciano Violante forma il primo pool di giudici istruttori, un modello che sarà ripreso da Antonio Caponnetto a Palermo con Giovanni Falcone Paolo Borsellino. Nel capoluogo piemontese si è occupato delle indagini sul terrorismo, raccogliendo le rivelazioni del superpentito Patrizio Peci e contribuendo a smantellare le Brigate Rosse e Prima Linea, e della fase istruttoria del processo per la strage del Cinema Statuto, in cui nel 1983 morirono 64 persone a causa dell’inadeguatezza dei sistemi antincendio.
Al suo nome sono legate le istruttorie sul primo sequestro, nel ’73, di stampo terroristico, quello di Bruno Labate, segretario provinciale Cisnal, quelle sul rapimento di Ettore Amerio, capo del personale Fiat e di Mario Sossi, sostituto procuratore di Genova. Tra le numerose tappe della sua carriera professionale la presidenza della prima sezione della Corte d’assise dal 1990 al 1993, la procura generale dal 2002 al 2008. E ancora, dal 1986 al 1990, membro del Csm e dal ’93 al ’96 procuratore di Palermo. E’ il periodo immediatamente successivo agli attentati mortali a Falcone, Borsellino e alle loro scorte nelle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Sotto la guida di Caselli, sono stati arrestati in sequenza i boss Leoluca Bagarella, Gaspare Spatuzza e Giovanni Brusca. La Procura da lui condotta apre poi le inchieste sulle presunte aderenze di Giulio Andreotti con la mafia, conclusasi in parte con l’assoluzione e in parte con la prescrizione del’ex presidente del consiglio democristiano, e su altri personaggi eccellenti come Bruno Contrada, Corrado Carnevale e Marcello Dell’Utri.
Tra gli ultimi episodi della carriera, la legge che lui definì “contra personam” per impedirgli di diventare il procuratore nazionale antimafia nel 2005, la maxi-inchiesta Minotauro sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in provincia di Torino che ha portato a circa 150 arresti nel 2011 e le inchieste sul movimento No Tav, che gli sono costate numerose contestazioni da parte degli attivisti. Infine, nei giorni scorsi, l’uscita da Magistratura Democratica, la corrente dove ha militato da sempre,”indignato” per la pubblicazione nell’agenda 2014 di un brano di Erri De Luca che dava un’interpretazione benevola degli ‘anni di piombo’.
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11 Novembre 2013, 20:15