04 Luglio 2020, 15:53
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Questa settimana, con il nostro Riccardo Lo Verso, abbiamo raccontato due storie di cronaca giudiziaria.
La prima: “Più che una svolta nelle indagini, la richiesta di rinvio a giudizio per l’omicidio dell’agente Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio è un viaggio attraverso una palude. La Procura generale di Palermo, diretta da Roberto Scarpinato, che ha avocato a sé le indagini, ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio di Antonino Madonia e Gaetano Scotto, rispettivamente capo mandamento di Resuttana e boss dell’Arenella, e di Francesco Paolo Rizzuto, amico di Agostino, per favoreggiamento aggravato”.
La seconda: “Il caso è chiuso. Sei anni dopo l’omicidio di Daniele Discrede non c’è un colpevole. Il giudice per le indagini preliminari Simone Alecci ha archiviato l’inchiesta. Bisogna aggrapparsi alla speranza che un giorno arrivi nuova ‘linfa investigativa’. Che qualcuno che sa si decida a parlare, magari un collaboratore di giustizia”.
Sono due vicende irriducibili, per le modalità, per il tempo che è trascorso, per i protagonisti, per gli esiti, per cui, comunque, presumiamo una identica e impegnata attività di indagine. Nella prima circostanza non c’è resa, ma c’è una ricerca che continua. Nella seconda c’è una chiusura, malgrado gli sforzi di chi l’ha cercata, alla verità.
Allora perché, se sovrapponiamo tali narrazioni incomparabili, avvertiamo un pezzo mancante nel nostro sentimento della giustizia?
Forse per questo. Il delitto Agostino è stato percepito dalla comunità come un oltraggio intollerabile. Sono fioriti iniziative, momenti di associazione e c’è stata una perenne sorveglianza civile che ha accompagnato il dolore di due genitori coraggiosi, con la sua incessante domanda.
Il delitto Discrede (nell’immagine un fotogramma), maturato per una rapina, invece, a parte i primi momenti di sdegno, è rimasto circoscritto soprattutto nel cuore di chi lo ha sofferto. Nel cuore di una famiglia che si è battuta e si batte per la memoria, nel cuore degli amici. Ma Palermo non ha sentito l’urgenza di conoscere i colpevoli e non l’ha manifestata, come è accaduto, meritoriamente, per la tragedia atroce dell’agente Agostino e di sua moglie, al netto dei prossimi sviluppi.
E che dietro una richiesta di giustizia ci sia o non un’opinione pubblica è un elemento che ha una sua certa importanza e che può fare, forse, la differenza.
Sì, certo, in un caso c’è, più che l’ombra, l’olezzo orrendo della mafia. Nell’altro c’è un omicidio per una rapina finita male.
Ma la ferita, a ben guardare, è la stessa.
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04 Luglio 2020, 15:53