31 Gennaio 2017, 16:52
3 min di lettura
PALERMO – Almeno per il momento l’inchiesta non è stata archiviata. Il gip di Palermo Gabriella Natale non ha accolto la richiesta della Procura di chiudere il fascicolo sull’omicidio dell’agente di polizia Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, assassinati il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini.
Il giudice ha fissato per il 16 febbraio l’udienza in cui inviterà pm e legale delle persone offese a discutere: poi potrebbe ordinare nuove indagini, archiviare o disporre l’imputazione. La decisione è dovuta all’opposizione all’archiviazione da parte del difensore dei genitori di Agostino.
Ad avanzare la seconda richiesta di archiviazione sono stati il procuratore aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Roberto Tartaglia, Nino Di Matteo e Francesco Del Bene. La prima era stata respinta dal giudice per le indagini preliminari Maria Pino che aveva imposto nuove indagini. Se da un lato i pm hanno detto di non avere trovato prove sufficienti per chiedere di processare Giovanni Aiello, Gaetano Scotto e Antonino Madonia, dall’altro è in corso un’altra indagine sulla quale nulla trapela, ma che potrebbe riservare colpi di scena.
Accanto ai boss Scotto e Madonia sotto accusa è finito Aiello, soprannominato “faccia da mostro” per la profonda cicatrice che ne deturpa il viso. Si tratta del poliziotto che ha finito per essere una presenza costante nei misteri d’Italia. In questa inchiesta si ipotizza che abbia aiutato i due mafiosi a fuggire dopo l’agguato.
Qualche mese fa il padre della vittima, Vincenzo Agostino, fu messo a confronto con il poliziotto. Senza esitazione alcuna disse che Aiello era l’uomo che un mese prima del delitto gli aveva chiesto notizie del figlio. I pm, però, hanno sostenuto che il riconoscimento non ha “quella piena valenza probatoria che sarebbe indispensabile”. Questo perché è trascorso troppo tempo, Vincenzo Agostino può essere stato condizionato dal fatto di avere visto più volte, specie sui media, la foto di Aiello e infine perché il padre dell’agente, nel corso degli anni, ha riconosciuto altre persone.
A parlare del ruolo di Aiello era stato il collaboratore di giustizia Vito Lo Forte. Disse di averlo appreso da un’altra persona che ha, via via, indicato in soggetti diversi: Pietro Scotto, Gaetano Vegna e Vito Galatolo. Galatolo, boss dell’Acquasanta pure lui pentito, interrogato pochi mesi fa, ha riferito solo di “voci correnti all’interno della famiglia mafiosa”. Nulla di certo, tanto da spingere i pm a sostenere che “l’attività di indagine svolta in esecuzione dell’ordinanza del gip non ha consentito di acquisire quegli auspicati riscontri individualizzanti in termini di certezza probatoria sufficiente a esercitare proficuamente l’azione penale”.
Se sull’omicidio Agostino non sono state trovate prove del coinvolgimento di Aiello, dubbi sono stati invece sollevati sulla sua presunta vicinanza ad ambienti mafiosi. I pm hanno ricordato che diversi pentiti – oltre a Galatolo e Lo Forte ci sono Consolato Villani, Giuseppe Di Giacomo e Giovanna Galatolo – hanno raccontato della partecipazione di Aiello, l’uomo dalla faccia deturpata, a riunioni di mafia convocate a fondo Pipitone, regno dei Galatolo. Solo che, trattandosi di episodi degli anni Ottanta, l’eventuale reato di concorso esterno in associazione mafiosa sarebbe prescritto.
Dopo l’opposizione dei familiari di Agostino all’archiviazione il giudice ha deciso di convocare le parti il prossimo 16 febbraio. Quasi un atto dovuto visto che l’opposizione viene dichiarata inammissibile solo per vizi formali.
Pubblicato il
31 Gennaio 2017, 16:52